Oggi voglio raccontarvi la mia esperienza con lallattamento.

Essendo la mia prima gravidanza e non avendo molta informazione sull’argomento, abbiamo deciso di comprare diversi libri e partecipare ad innumerevoli corsi pre parto, addirittura uno lungo quasi 4 mesi, ed OVUNQUE il messaggio é stato chiaro: si deve allattare al seno, perché come il latte della mamma non esiste nulla, perché crea un legame unico, aiuta a prevenire il tumore al seno e, non poco rilevante, è economico.

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Nei primissimi giorni di vita della mia bimba, tutto sembrava andare bene, fin quando ho cominciato ad avere le ragadi. Creme, paracapezzoli, nulla, anzi sono andate peggiorando, trasformandosi in ferite perennemente sanguinanti, un dolore terribile e poco latte (secondo me inibito proprio dal forte dolore). Allattavo urlando e piangendo ed inoltre il latte non bastava perché la bimba perdeva peso: lei, che era nata cicciottella (3,700 kg), alla visita pediatrica aveva perso più del 10% di peso.

Siamo così entrati nel circolo vizioso dell'”aggiunta” di latte artificiale… Ero talmente convinta di allattare al seno che a casa non avevamo neanche un biberon!

Ma i dolori per me continuavano: lacrime e sangue ad ogni poppata al seno.

Finché…

Ho guardato la mia piccola bimba di soli 20 giorni, i suoi occhioni che mi fissavano come ad avere compassione del mio dolore.

E ho detto BASTA.

Il momento della poppata per noi non rappresentava un momento sereno, di amore e pace, di intimità, e tra l’altro non rappresentava neanche un “pasto completo”: c’era solo tanto tanto dolore.

Ho deciso di comprare dei biberon adatti ai primi giorni, con il flusso molto lento e la forma della tettarella simile al capezzolo ed ho cominciato a darle il biberon.

Non dico allattamento artificiale ma biberon perché per i primi 4 mesi mi sono tirata il latte, dandole il mio (sempre poco) latte e, in aggiunta, il latte artificiale. Mi sono torturata tirandomi il latte per ore ed ore, davanti al pc, al lavoro, davanti alla tv.

Col senno di poi, non lo rifarei.

Ho capito che anche con il biberon si può creare un rapporto unico e speciale con il proprio neonato: tutto sta nella maniera con cui ci si approccia all’allattamento artificiale.

Per 3 anni (sì, la mia bimba ancora usa il biberon a colazione e prima della nanna) sono sempre stata l’UNICA a darle il biberon, cercando di tenerla vicina, accarezzarla, farla sentire amata. E penso che non le sia mancata “la tetta” perché il momento del biberon è sempre stato solo nostro: siamo riuscite a creare lo stesso quel momento magico ed intimo tra mamma e bambino.

Certamente i costi sono maggiori e viaggiare con la necessità di preparare il latte artificiale, ad esempio in aereo, é un po’ scomodo. Ma i tempi moderni ci sono venuti  in aiuto con tutti gli strumenti necessari per svolgere un corretto e salutare allattamento artificiale.

Cosa occorre per allattare artificialmente?

1) Anzitutto il latte artificiale, in polvere, ma anche in bottiglietta (molto più caro ma estremamente utile in viaggio).

2) Occorrono poi dei biberon con tettarelle con il flusso adatto all’età del vostro neonato.

3) Avrete bisogno di uno sterilizzatore: ne troverete di tutti i tipi, da quelli elettrici al vapore a quelli per microonde.

4) Uno scaldabiberon sarà essenziale in viaggio, ed utilissimo anche in seguito, quando avrete a che fare con le prime pappe.

L’allattamento artificiale non è un’eresia, è solo una necessità che può accadere e tutto sta nel viverla correttamente.

Il mio consiglio, che deriva dalla mia personale esperienza, è di provare sempre ad allattare al seno, ma, nel caso in cui ciò non sia possibile, non sentitevi mamme “di serie B”! Utilizzate il biberon con serenità e cercate di creare un momento speciale tra voi e il vostro bebé: il contatto fisico sarà anche nel vostro abbraccio e nel vostro sguardo pieno di amore!

“Tetta” o biberon, alla fine quello che realmente conta è che il vostro neonato cresca bene alimentandosi nella giusta maniera e che abbia una mamma serena.