Hai un bimbo, è piccolissimo, tenerissimo, te ne prendi cura con tutto l’impegno che puoi e cerchi di indirizzarlo fin dal primo giorno. È la tua creatura, fai delle scelte per lui o lei e cerchi di essere il migliore dei genitori.
Poi arriva il momento in cui il tuo piccolo “entra in società”. Per alcuni questo ingresso è precoce, inizia a pochi mesi con l’asilo nido, altri attendono i tre anni, con la scuola per l’infanzia, altri ancora fanno il loro ingresso soltanto a sei anni, quando inizia la scuola dell’obbligo.
Ecco non so voi, ma con i miei due bambini ho sempre provato il lieve disagio di questo ingresso in società che avrebbe fatto emergere problemi nostri o condizionamenti altrui. Disagio lievissimo nel nostro caso, in verità, avendo iniziato già dal nido a relazionarci con la comunità scolastica e locale.
Diverse le problematiche che possono emergere nei vari periodi scolastici, vediamo quelle più frequenti, con una doverosa premessa: tutto si risolve e/o si argina collaborando con l’istituzione scolastica e le altre famiglie, difficilissimo il fai-da-te.
Bambino ingestibile
Me lo ricordo lui, il bimbo scatenato in classe con mio figlio. Mi ricordo mio figlio che mi raccontava “Sai mamma, X è proprio un monello! Fa arrabbiare tantissimo le maestre.” Mi ricordo le maestre a costante colloquio con la mamma di X perché ogni giorno ne combinava una mettendo in pericolo gli altri bimbi ed esasperando le insegnanti.
Ecco, io sono solo una mamma e la mia laurea è in economia non in psicologia, dunque penso che per risalire alle cause e trovare una soluzione ad una problematica del genere ci sia parecchio lavoro da fare tra scuola e famiglia perché il problema potrebbe essere semplice oppure configurare una patologia (ipotesi ventilata un po’ troppo spesso secondo me). Parlare, discutere e affidarsi agli esperti aiuta.
Mini-bullismo
Ripartiamo dalla classe di mio figlio, al secondo anno di materna. Una classe svuotata a causa di trasferimenti e di numerosi passaggi alle elementari. Solo otto bimbi che già si conoscono, gli altri tutti nuovi. Il bullismo può nascere anche qui, tra piccole sedioline, giocattoli e grembiulini colorati.
Il mini bullo può essere anche tuo figlio, anche se ha un’animo gentile e a casa ti sembra la delicatezza fatta bambino. Da noi gli otto “vecchi” della classe sono stati sorpresi a fare del nonnismo nei confronti dei nuovi, soprattutto se piccoli. Niente di grave ma soltanto perché le insegnanti (nuove anche loro) hanno stroncato la cosa sul nascere rivedendo completamente il programma dell’anno e basandolo sul fare squadra abbinando ogni grande ad un piccolino che è diventato di sua responsabilità nelle attività quotidiane. Che dire, ha funzionato molto bene.
Difficoltà di attenzione e disturbi dell’apprendimento
Qui entriamo certamente nella sfera patologica. Parliamo di problemi da risolvere con esercizi e terapie adeguate e che mamma e papà devono affrontare con il piglio giusto per aiutare il piccolo, insieme alle maestre, a superare il suo limite magari affrontando le cose con percorsi diversi da quelli standard.
Dislessia e disgrafia fortunatamente vengono diagnosticate sempre più spesse e corrette nel migliore dei modi possibili, un tempo un bambino con questi problemi arrivava a sentirsi molto frustrato senza nemmeno sapere il perché. Non ho dubbi che i nostri figli vivano con molte risorse in più rispetto a chi li ha preceduti, a patto che le risorse vengano utilizzate ed in maniera corretta.
E a casa?
Se parliamo delle elementari, parliamo anche di primi compiti a casa. Li aiutiamo? Come li aiutiamo? Io me lo domando spesso, perché ancora non ci sono arrivata. Vorrei fare come faceva i miei con me e mio fratello: non ci aiutavano affatto e se non ruscivamo a svolgere un determinato compito ci dicevano “domani andate a scuola e dite alla maestra che non avete capito come fare, il suo lavoro è spiegarvi le cose”.
Idealmente concordo con loro, ma se mio figlio si impigrisce e con questa scusa smette di fare i compiti? Ovviamente ci sono troppi “se” e i bambini sono tutti diversi, come lo siamo noi grandi. Dunque bisognerà lasciarli fare, ma senza distogliere l’attenzione, ed intervenire se necessario. Il tutto comunicando costantemente con la scuola per non perdere il polso della situazione.