Orientarsi fra agevolazioni, bonus e riduzioni delle bollette non è facile. I dati parlano chiaro: in Italia si contano oltre 12 famiglie a basso reddito, una famiglia su 13 è in povertà assoluta. Oggi parliamo di fisco per le famiglie insieme alla dott.ssa Daniela Vender, commercialista in Brianza e titolare dell’omonimo studio dal 1995: svolge consulenza aziendale, fiscale, societaria e su controllo di gestione per società, lavoratori autonomi e imprese familiari.
Assegno familiare: che cos’è e chi può richiederlo?
L’Assegno al Nucleo Familiare (ANF) è un sostegno economico erogato dall’INPS a nuclei familiari composti da più persone con un reddito complessivo inferiore a quello determinato ogni anno dalla legge. Spetta a lavoratori dipendenti, lavoratori dipendenti agricoli, lavoratori domestici, lavoratori iscritti alla Gestione Separata, titolari di pensione a carico del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, dei fondi speciali ed ex ENPALS, titolari di prestazioni previdenziali e lavoratori in altre situazioni di pagamento diretto.
Il reddito complessivo del nucleo familiare deve essere composto, per almeno il 70%, da reddito derivante da lavoro dipendente e assimilato.
Ricordiamo che la domanda va presentata ogni anno: nel caso di lavoratore dipendente la domanda va presentata al proprio datore di lavoro compilando il modulo, negli altri casi invece bisogna fare richiesta on line all’INPS oppure tramite Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) o allo 06 164 164 da rete mobile.
Come si calcola l’importo?
Viene calcolato in base alla tipologia del nucleo familiare, del numero dei componenti e del reddito complessivo del nucleo. Sono previsti importi e fasce reddituali più favorevoli per situazioni di particolare disagio (ad esempio, nuclei monoparentali o con componenti inabili).
L’importo dell’assegno è pubblicato annualmente dall’INPS in tabelle valide dal 1° luglio di ogni anno, fino al 30 giugno dell’anno.
Parliamo di detrazioni fiscali nell’ambito Irpef per figli a carico
Sono considerati a carico del contribuente i figli sia minorenni sia maggiorenni con reddito annuo complessivo non superiore a 2.840,51 euro (dal 2019 questo limite aumenterà a euro 4.000, per figli fino a 24 anni). La detrazione base prevista per ciascun figlio a carico è di 950 euro, ma può essere maggiore in quanto al calcolo dell’importo concorrono diversi elementi, relativi alla specifica situazione del dichiarante e del nucleo familiare:
- età del figlio fiscalmente a carico;
- situazione soggettiva del nucleo familiare;
- reddito annuo dichiarato dal nucleo familiare;
- numero di figli a carico.
Particolare attenzione è riservata ai portatori di handicap ai sensi della legge 104/92 o alle famiglie con più di 3 figli, nei confronti delle quali la detrazione ammessa aumenta di 200 euro a partire dal primo figlio.
Per beneficiare di questa agevolazione è necessario comunicare le informazioni al sostituto d’imposta e/o compilare l’apposito quadro dei familiari a carico nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Unico).
Presentando la dichiarazione dei redditi è inoltre possibile usufruire della detrazione o deduzione dall’IRPEF degli oneri le spese sostenute per i figli a carico (es. per spese mediche, spese di istruzione compresa la mensa scolastica, per attività sportive per ragazzi tra i 5 e i 18 anni).
Neo mamma e papà: cosa ci spetta?
Il Bonus Bebè consiste in un assegno di 80 euro al mese (960 euro all’anno) per ciascun figlio nato, adottato o affidato dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018: dura solo fino al compimento del primo anno di età e spetta a chi ha un ISEE non superiore ai 25000 euro.
I genitori in possesso dei requisiti devono presentare domanda entro 90 giorni dalla nascita o dall’ingresso del minore nel nucleo familiare
– on line sul sito www.inps.it su www.inps.it – Servizi on line. Prima però bisogna attivare un PIN personale;
– chiamando il numero verde 803.164 (numero gratuito da rete fissa) o il numero 06 164 164 (numero per cellulari);
– attraverso i patronati.
Ricordo di allegare il modello SR/163 con le informazioni per il pagamento mensile dell’assegno che è effettuato dall’INPS direttamente al richiedente tramite bonifico domiciliato, accredito su conto corrente bancario o postale, libretto postale o carta prepagata con IBAN intestati al richiedente.In mancanza di tali informazioni, la domanda rimane sospesa.
Inoltre va presentata una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159/2013. Nel nucleo familiare indicato nella DSU deve essere presente il figlio nato, adottato o in affido preadottivo per il quale si richiede l’assegno. Visto che la DSU scade il 15 gennaio dell’anno successivo a quello della sua presentazione, ogni anno ne va presentata una nuova.
Famiglie a basso reddito: quali le agevolazioni?
I bonus famiglia cambiano di anno in anno a seconda delle manovre economiche del Governo: alcuni aiuti vengono modificati o aggiornati, altri rimangono ma con un nome diverso. Tutto dipende dalle risorse disponibili e dalla Finanziaria dell’anno.
Tra gli altri segnaliamo l’assegno terzo figlio, o meglio Assegno Nucleo Familiare concesso dal Comune ai nuclei familiari con 3 figli minorenni; il Bonus famiglie numerose 2018; il Bonus libri, un’agevolazione per l’acquisto del materiale scolastico e di libri che è erogata e fissata su base regionale; il nuovo congedo parentale che ha esteso il congedo parentale non retribuito da 8 a 12 anni del figlio. Inoltre per famiglie a basso reddito c’è la possibilità di richiedere una riduzione o sconto in bolletta: si chiamano bonus energia (luce e gas) e bonus acqua (o idrico).
E ancora la DOTE SPORT e la DOTE SCUOLA, previsti in alcune regioni (es. Lombardia): il primo è un’iniziativa pensata per aiutare i nuclei familiari in condizioni economiche meno favorevoli ad avvicinare i propri figli allo sport, mentre il secondo è un contributo a sostegno della spesa dei testi scolastici, dotazioni tecnologiche, strumenti per la didattica e rette di frequenza.
Convivenza o matrimonio: c’è chi sostiene che sposarsi sia una sfida economica senza vantaggi fiscali, vero o falso?
Ci sono pro e contro in entrambi i casi. Il fisco esclude come familiare a carico il convivente.
Nonostante oggi si siano fatti dei passi avanti verso il riconoscimento delle coppie che convivono, le cosiddette “coppie di fatto”, non vi sono ancora agevolazioni fiscali: ognuno dei conviventi può detrarre solo le proprie spese sostenute, nel caso uno dei due non abbia capacità reddituale li perde.
Di contro vi sono alcuni aspetti positivi, essendo la convivenza non riconosciuta fiscalmente. Facciamo qualche esempio:
- nel calcolo dell’ISEE il reddito dei due non fa cumulo;
- se uno dei due conviventi è lavoratore autonomo, il reddito non rientra in quello di famiglia;
- per i ticket sanitari il reddito preso è quello di un solo genitore;
- per la scuola dell’infanzia viene assegnato un punteggio superiore ai figli di genitori soli;
- case popolari, anche in questo caso i bandi favoriscono “uomini o donne sole” con figli a carico, la domanda presentata da uno dei due conviventi avrà maggior peso sulla graduatoria;
- integrazione al trattamento minimo e maggiorazioni sociali. Anche qui, in caso di coniugi separati o di coppie non sposate l’integrazione al reddito si valuta solo sulla base del reddito personale e non di quello coniugale come nel caso delle coppie sposate
Miralda Colombo