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Nella mente di un bebè

RUBRICA A CURA DEL DOTT. LUCA MAZZUCCHELLI, VICE PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA LOMBARDIA, DIRETTORE DELLA RIVISTA “PSICOLOGIA CONTEMPORANEA, FONDATORE DEL CANALE YOUTUBE “PARLIAMO DI PSICOLOGIA”.

“Non capisco cosa la affascini tanto ma la mia piccola ama guardare le lattine di Coca-Cola che stanno sulla tavola mentre preparo la cena…”

“Il mio cucciolo si rilassa con il rumore della lavatrice”

“Nostra figlia è fissata con una crepa del nostro tavolo di legno… Cosa avrà di tanto speciale?”

“Il mio bambino ama scaraventare a terra tutto ciò che gli capita tra le mani”

Se potessimo entrare per un’ora nella mente di un neonato, quello che vedremmo sarebbe un mondo profondamente diverso da quello a cui siamo abituati da adulti.

Innanzitutto, benché i neonati abbiano già potuto sperimentare alcune cose dal ventre della loro mamma, la maggior parte degli stimoli della realtà è per loro qualcosa di completamente nuovo e sconosciuto. Di conseguenza, tutti i piccoli dettagli della quotidianità che gli adulti danno per scontati e non notano più, sono visti dal bambino come profondamente interessanti e degni di attenzione e scoperta. Non avendo ancora alcuna aspettativa su come le cose dovrebbero essere, tutto desta la loro curiosità e meraviglia, che sia l’acqua che viene versata in un bicchiere, una barba su un volto o il suono della loro stessa voce.

Dall’altra parte, i sistemi sensoriali dei neonati, che costituiscono la via principale con cui entrano in contatto con il mondo, sono ancora relativamente immaturi e si svilupperanno notevolmente nei primi mesi di vita. Quindi, la modalità con cui i più piccoli si approcceranno al mondo sarà mediata in modo significativo dal grado di sviluppo dei loro sistemi sensoriali che, con il passare del tempo, consentiranno loro di entrare in contatto con la realtà in maniera sempre più ricca e complessa.

Dunque, quali sono le cose che affascinano di più i bambini appena nati o comunque nei primi mesi di vita? Ne abbiamo scelte 10 (anche se l’elenco sarebbe molto più lungo!):

I contrasti

Nonostante le più recenti ricerche scientifiche abbiano dimostrato che le capacità visive di un bambino appena nato sono superiori di quanto si credesse in passato, alla nascita il sistema visivo del neonato è ancora relativamente immaturo. Fino a un mese e mezzo, il neonato riuscirebbe a vedere bene solo a 20 cm di distanza, dopo due mesi entro i 30 e i 150 cm e via via lungo il primo anno di vita. Fin da subito, comunque, i neonati sono capaci di cogliere differenze nella luminosità e sono sensibili ai contrasti. È per questo motivo che nel primo periodo, quando osservano il mondo, i loro occhi si soffermano là dove possono vedere meglio, proprio grazie alla differenza di luminosità e alla presenza di contorni nitidi: il bordo di un tavolo, il punto in cui la parete incontra il soffitto, una macchia sul tappeto, una grossa crepa sul muro…

I colori brillanti, ad esempio il rosso

È attorno ai tre mesi che i neonati riescono a distinguere agevolmente i colori, così anche giocattoli e animali di peluche diventano più attraenti. Le ricerche segnalano che a quest’età la visione sia tricromatica, con una possibilità di riconoscere almeno il rosso, il blu e il verde. A 6 mesi il bambino unisce la visione del colore a quella di dettagli più fini, così può essere affascinato da cose che prima non lo interessavano, come il volto del suo orsacchiotto o il disegno sul suo sonaglio. La preferenza dei bambini va comunque sempre ai colori brillanti, primari, saturi, come il rosso o il blu. Questa è una buona ragione per scegliere giocattoli infantili dai colori primari piuttosto che dai colori pastello.

 

Musica, i ritmi e i rumori bianchi

 

Quasi tutti i bambini amano il ritmo, che si tratti della loro ninna nanna preferita, di un pezzo di Bach o del battito delle proprie mani sul vassoio del seggiolone. Tale predilezione per le sequenze sonore ritmate è probabilmente dovuta al fatto che molti dei suoni con cui il bambino entra in contatto durante il periodo prenatale (ad esempio il battito cardiaco della mamma, il suo respiro, la sua voce) hanno una cadenza ritmata confortante.

Nell’utero il bambino familiarizza con molti altri suoni che avvengono all’interno del corpo della mamma (e in parte dall’esterno) ed è abituato ad un ambiente rumoroso. Questo è il motivo per cui i cosiddetti rumori bianchi, come quello del phon, dell’aspirapolvere o della lavatrice, apparentemente fastidiosi, hanno un effetto rilassante e possono aiutare i bambini che fanno fatica ad addormentarsi. Sul web esistono anche diverse raccolte sonore o app per smartphone che riproducono questi rumori. In ogni caso, questa strategia di addormentamento è da utilizzare con parsimonia, a volume contenuto, a debita distanza dal bambino (mai nella culla!) e avendo cura di spegnerla dopo pochi minuti che il bambino si è addormentato.

Man mano che crescono, i bambini adorano sempre di più giocare con i suoni. Gorgoglio, lallazione e urla: amano ascoltare se stessi, al fine di prendere confidenza con il loro repertorio vocale, così come altre persone cantare o parlare.

Il movimento

È ormai accertato che i neonati preferiscono guardare stimoli in movimento piuttosto che statici. Se qualcosa si muove, potete scommettere che gli occhi del vostro bambino ne saranno attratti, meglio ancora se questo qualcosa fa anche rumore (il tintinnio di un mazzo di chiavi o una trottola musicale). La preferenza a reagire a stimoli in movimento sarebbe di matrice innata: osservare come le cose si muovono aiuta a comprendere il loro funzionamento.

Il gioco del Cucù

 

Quello del cucù (noto anche come bubù-settete) è un gioco classico che consiste nel nascondere il proprio viso con le mani o dietro ad oggetto, per poi mostrarlo al bambino esclamando “cucù!”. Oltre ad essere molto divertente per i bambini, questo semplice gioco porta con sé un concetto psicologico importante. Dagli 8 ai 12 mesi di età, il bambino impara a capire che quando la mamma si nasconde dietro una coperta, lui non la può vedere ma lei è ancora lì… e attende che venga fuori e di ricevere una sorpresa. Questa abilità cognitiva, definita “costanza dell’oggetto”, non è posseduta dai bambini più piccoli: questi penseranno che, se non vi possono vedere, ve ne siete andati. A circa 10 mesi, al contrario, potranno essere in grado di sollevare una coperta per trovare un giocattolo che avete nascosto. Una volta imparato il concetto sottostante al cucù, i bambini amano nascondersi dietro le loro mani o una coperta e poi sbucare fuori per sorprendervi!

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