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    Categorie: Famiglia

Nuove famiglie: la guida materna e paterna

Nuove famiglie: una guida completa

Rubrica a cura del dottor Luca Mazzucchelli, vice presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, direttore della rivista Psicologia Contemporanea, fondatore del canale Youtube Psicologia – Luca Mazzucchelli.

Fino a qualche decennio fa, il modello di famiglia preponderante nella nostra società era rappresentato dalla famiglia nucleare, ossia quella formata da una mamma e un papà (biologici) e dai loro figli. In conseguenza ad una serie di modifiche sociali, culturali e di costume (a partire da separazioni e divorzi), la realtà ha cambiato volto e l’istituzione di matrice classica ha ceduto il passo ad un ampio ventaglio di possibili forme familiari, portando alla formazione di “nuove famiglie“.

Le diverse tipologie di nuove famiglie

Probabilmente qualcuno penserà che, in ottica ad esempio di crescita dei figli, la famiglia tradizionale sia l’unica forma di famiglia possibile. Eppure la realtà quotidiana che ci circonda dice qualcosa di diverso: ogni giorno milioni di bambini crescono in famiglie che hanno caratteristiche altre rispetto a quella nucleare.

È il caso delle famiglie ricostituite (che si originano dall’unione di due partner, uno o entrambi dei quali hanno già avuto figli da precedenti relazioni, generando realtà complesse e allargate), delle famiglie monogenitoriali (formate da un genitore, che sia una mamma o un papà, che si prende cura da solo dei figli), delle famiglie monoparentali (un’estensione della forma precedente che si compone di un minore di cui si occupa un solo adulto, che sia una nonna, un nonno, un parente o un altro adulto affidatario), o di altre forme di famiglia (come quella adottiva o omogenitoriale).

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L’articolo di oggi mette a fuoco alcuni denominatori comuni che, da un punto di vista psicologico, possono aiutare i membri di queste famiglie nella crescita il più possibile salutare dei figli che le abitano.

Tali denominatori comuni vanno al di là non solo della specifica forma assunta dalla famiglia, ma anche delle particolari contingenze storico-sociali che caratterizzano la storia dell’uomo.

Le funzioni, materna e paterna, che non possono mancare

Quali sono allora gli ingredienti che non dovrebbero mancare all’interno di qualsiasi forma di famiglia, a prescindere dalla sua struttura? A mio parere sono due: la funzione materna e la funzione paterna (attenzione, non stiamo parlando di ruoli ma di funzioni). Questi due ingredienti rappresentano i prerequisiti di cui tutti i bambini avrebbero bisogno all’interno del loro contesto di crescita. Vediamoli nel dettaglio.

Funziona materna: accoglienza e accudimento

  • Il primo ingrediente è la funzione materna. La funzione materna è quella deputata all’accoglienza e all’accudimento. È la funzione di chi si sintonizza e si prende cura dei bisogni del bambino, che si tratti di bisogni concreti (come il nutrimento e la protezione), o bisogni psichici (come l’essere voluti, amati, ascoltati e compresi). È la funzione di chi offre un contesto di continuità e costanza necessario per rispondere ai bisogni di dipendenza e di sicurezza del nuovo nato; è la funzione di chi funge da “contenitore” delle angosce del bambino; è la funzione di chi costituisce una “base sicura” in cui il figlio possa tornare ogni volta che ve n’è la necessità, per ritrovare conforto o sostegno, uno spazio in cui si senta accolto e rassicurato; è la funzione di chi, infine, accetta il figlio per quello che è. La funzione materna è anche ciò che permette al bambino di percepire se stesso come oggetto non di una cura anonima e impersonale, ma di un interesse specifico, portandolo a sentirsi qualcosa di prezioso e insostituibile. Ovviamente, essa è di norma rappresentata dalla madre, ma tutte le famiglie in cui non sia presente una mamma non dovrebbero esimersi dalla presenza di una figura che eserciti tale funzione.

Funzione paterna: normativa ed emancipativa

  • Il secondo ingrediente è rappresentato dalla funzione paterna che, al contrario, è quella normativa ed emancipativa. Normativa perché dedita a dare regole di comportamento e porre dei limiti e confini. Quelle regole, quei limiti e quei confini che sono indispensabili nella vita concreta e psichica del bambino, quelle regole, quei limiti e quei confini senza i quali il bambino si muoverebbe un caos confusivo senza le coordinate per affrontare la vita. Ma la funzione paterna ha anche un altro ruolo fondamentale cioè quello di emancipare: la funzione paterna è quella di chi esorta il bambino a non rimanere perennemente nella rassicurante dimensione di accoglienza e protezione tipicamente materna, ma di uscire ed andare alla scoperta del mondo. Questo significa aiutare il bambino a distaccarsi dalla dipendenza per proiettarsi e spendersi del mondo reale. La funzione paterna è quella di chi aiuta a capire le paure ma contemporaneamente veicola le capacità di superarle, è quella di chi spinge alla costruzione di un sé separato e individuale. Anche in questo caso, tale funzione è di norma rappresentata dal padre; tuttavia, nei nuclei familiari in cui non sia presente un padre, occorre che al bambino sia comunque elargita tale funzione.

Consigli per le funzioni paterna e materna

Riepilogando: mentre la funzione materna è legata all’accogliere, al contenere, la funzione paterna è legata al portar fuori, al guidare nel mondo.

Quindi, cari genitori o tutori: se fate parte di una famiglia nucleare, lavorate su voi stessi affinché i vostri figli abbiano a disposizione entrambe queste funzioni (spesso, anche in questa forma di famiglia, non è così scontato).

Se avete formato una famiglia ricostituita, riflettete se nel coniugarsi nel primo e del secondo nucleo, i vostri figli abbiano punti di riferimento in entrambe queste direzioni; fate lo stesso se siete genitori single, analizzando il rapporto con il vostro ex partner; infine, se siete genitori “soli”, dovrete assumere vicendevolmente entrambe le funzioni, oppure trovare un adulto di riferimento che svolga tali ruoli.

Qualsiasi sia la forma della vostra famiglia, tenete a mente che entrambe le funzioni rappresentano due presupposti importanti affinché vostro figlio divenga davvero un soggetto, ossia un individuo che possa soddisfare i suoi bisogni di accoglimento e contenimento, ma al contempo anche i suoi bisogni di auto-affermazione e autonomia.

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