In occasione della Settimana dell’Allattamento al seno, Living Suavinex Milano ospiterà un ciclo di incontri con i professionisti con un duplice obiettivo: indirizzare la neo mamma ad un allattamento sostenibile e favorire la crescita culturale in tutte le tipologie di famiglia contemporanea su un tema estremamente attuale. Questo articolo è un contributo dei counselor Fabrizio Carbonara e Marianna Toia, che terranno il loro incontro lunedì 7 Ottobre alle ore 11.
Chi conosce i miei bisogni? Il desiderio di essere capiti
“L*i non mi capisce!”
Quante volte sentiamo e pronunciamo questa frase, nella vita di coppia e non solo.
Con questa frase diamo voce ad uno dei nostri desideri più profondi: essere visti, riconosciuti, capiti e, se possibile, sostenuti.
Se siamo stati fortunati abbiamo iniziato la nostra vita in questo modo, pieni di bisogni che venivano soddisfatti senza nemmeno proferire parola: bastava un bel pianto e, dopo poco, qualcuno accorreva e rispondeva al nostro grido.
Come sarebbe bello se tutto fosse ancora così facile!
Crescendo invece i nostri bisogni sono diventati più complessi e sofisticati, e mostrare segni di fatica o di dolore non basta più perché gli altri attorno a noi accorrano a salvarci.
Iniziamo a fare i conti con questa dolorosa scoperta, vedendo le persone vicino a noi che sembrano non capirci, non sforzarsi nemmeno di comprendere ciò che ci farebbe stare bene o, ancora peggio, sembrano deliberatamente ignorare i nostri bisogni.
Si generano così in noi sentimenti di rabbia, delusione o indignazione.
Ma… abbiamo saputo chiedere loro ciò di cui davvero avevamo bisogno?
È un comportamento comune a tutti noi quello di generalizzare la nostra esperienza interiore e pensare che ciò che piace a noi o ciò di cui abbiamo bisogno sia ciò che a tutti piace o di cui tutti hanno bisogno.
Ma purtroppo, o forse per fortuna, siamo meravigliosamente unici, ognuno con i propri particolari gusti, desideri, necessità.
E il solo modo che abbiamo per farci capire dagli altri è spiegarci, raccontare chi siamo, chiedere ciò di cui necessitiamo.
Imparando a comunicare, con trasparenza ed onesta, le nostre esigenze, diamo la possibilità all’altro di comprendere e di scegliere come rispondere.
In fondo è così, forse l’altro non ci capisce o forse ci capisce e non ci sostiene, ma siamo noi gli unici su cui abbiamo potere di agire.
L’invito è dunque questo: distinguere tra ciò che è in nostro potere e ciò che non lo è e agire sulle prime cose. Nel caso dei bisogni noi non abbiamo il potere di far sì che gli altri li soddisfino ma abbiamo un potere “unico”: dire esplicitamente ciò di cui abbiamo bisogno, fermando tutti quei pensieri che ci dicono che lui o lei, se mi ama, dovrebbe conoscerli!
Consiglio di lettura sull’argomento:
- A. Zanuso, In debito o in credito, Baldini e Castoldi Delai editore
- Epitteto, Manuale di Epitteto, Einaudi