Come rispettare i tempi dei bambini

È troppo presto per camminare? È troppo tardi per imparare ad andare in bici? E per andare da solo sull’altalena? Quante domande di questo genere ci facciamo noi genitori! E la risposta ricorrente è una: dipende.

Tempi e ansie di mamma e papà

Ho due figli e vi capisco. Siamo genitori che vivono in un mondo ultra competitivo, che ci bombarda di informazioni e spesso ci lascia tanto soli.

Questo ci porta spesso a proiettare le nostre ansie sui più piccoli. Ci domandiamo se crescita e progressi dei bambini siano entro la norma, se tutto stia andando per il verso giusto e ci spaventiamo subito se notiamo nei coetanei dei nostri figli dei comportamenti che i nostri non adottano ancora.

“Quel bambino ha imparato ad andare in bici a 4 anni, mio figlio ne ha 8 e ancora non è capace di farlo!” Ma i bambini sono persone, tutte diverse come siamo noi adulti. Hanno tempi diversi, ma anche attitudini diverse uno dall’altro.

Spesso ci fissiamo su una particolare azione che faticano a compiere, stressandoli ulteriormente come non bastasse la frustrazione di non riuscire, per poi scoprire che ce la fanno non appena noi “molliamo la presa”.

Parlo per esperienza personale: con un figlio è successo per l’andare da solo in altalena, con l’altro per il bisognino nel vasino. Con quest’ultimo abbiamo insistito per un anno, provandole tutte, invece bastava lasciarlo in pace e avere pazienza, alla fine ce l’ha fatta da solo.

Ascolto ed esperti

Allora che fare?

Quando ci rendiamo conto che qualcosa non va, oppure un naturale progresso tarda ad arrivare, l’unico consiglio è quello di osservare, ascoltare, evitando di stressare il piccolo o di farlo sentire inadeguato.

Se però l’osservazione e l’ascolto non vi sembrano sufficienti e temete che ci sia bisogno dell’intervento di un esperto, non esitate!

Insegnanti, pediatri, specialisti (ma anche i nonni e gli zii!) possono diventare i vostri migliori alleati, anche per vedere quello che voi non vedete oppure per tranquillizzarvi sull’inesistenza di un problema, magari ci vuol solo del tempo.

E parlo anche qui per esperienza personale. Mio figlio di quasi 5 anni non pronuncia ancora bene alcune lettere: ne abbiamo prima parlato in famiglia, perché a noi genitori non sembrava un gran problema ma agli zii sì, poi ne abbiamo parlato con la pediatra e insieme a lei abbiamo deciso fargli fare una prima visita foniatrica in modo da valutare un’eventuale percorso con il logopedista. Insomma ci è voluto il villaggio intero per vivere il problema nella maniera corretta e con serenità.

Fidatevi del vostro villaggio!

Michela Calculli