Se sei nelle ultime settimane di gravidanza, potresti aver sentito parlare della manovra di Hamilton. Forse ti è stato detto che è un esame fastidioso e un po’ doloroso.

Cos’è la manovra di Hamilton?

La manovra di Hamilton è un metodo di induzione meccanica del travaglio: il ginecologo o l’ostetrica con le dita maneggiano il polo inferiore del sacco amniotico per permettere il rilascio di prostaglandine e le contrazioni. È fatto attraverso un esame pelvico e di solito è un po’ fastidioso, lasciando la vagina dolorante. A volte è accompagnata da piccole perdite di sangue o muco.

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La sua efficacia non è stata dimostrata, ma è ancora in corso in molti casi nelle consultazioni ambulatoriali di ginecologi e persino ostetriche. Consiste nell’introdurre un dito nel collo dell’utero e, una volta dentro, scollare le membrane dalla superficie interna del collo dell’utero. Quando ciò accade, viene favorita la produzione di prostaglandine, sostanze che aiutano il collo dell’utero a maturare. Questa pratica non viene eseguita prima della 38a settimana di gravidanza.

Rischi di questa pratica

Per effettuare questa pratica, il ginecologo o l’ostetrica devono avere il consenso della donna incinta poiché è una pratica che non è esente da rischi. Questi sono i più comuni:

– Sanguinamenti
– Rottura prematura del sacco amniotico, con un aumento del rischio di infezione.
– Contrazioni dolorose e inefficaci che potrebbero causare sofferenza fetale
– Distacco parziale della placenta

Possiamo chiederci perché la manovra di Hamilton è ancora eseguita quando viene messa in dubbio la sua efficacia. Nei casi in cui vi è una giusta causa, dovrebbe sicuramente essere presa in considerazione come opzione prima dell’induzione attraverso i farmaci. Ma se la gravidanza è normale e non ha superato le 40 settimane non ci sono motivi per metterla n pratica.

Quindi, se sei vicina al parto, non dimenticare di parlare con il tuo medico della manovra di Hamilton ed esprimere la tua opinione.