Insieme a tavola: condividere il cibo e il momento del pasto

Tutto andava per il meglio, consideravamo lo svezzamento “concluso”, i bambini mangiavano in autonomia e con piacere. Un brevissimo momento di serenità…e poi cos’è successo? Da un giorno all’altro quel tenero esserino che si tuffava con le mani nel piatto inizia a mangiare le zucchine da sole e non più nella pasta, la pellicina dei ceci improvvisamente lo infastidisce…e in men che non si dica si dimezzano gli alimenti graditi. Sarà colpa dei compagni di scuola? O forse sono stati i nonni? Indubbiamente il contesto sociale può influire, ma indipendentemente da esso è molto comune che tra i 2 e i 4 anni i bambini mostrino degli atteggiamenti ritenuti “schizzinosi” a tavola, chi più chi meno.

Soluzioni per affrontare la fase “schizzinosa”

In questa fase noi genitori ci attiviamo, cercando soluzioni infallibili per fare in modo che i nostri bambini tornino a mangiare tutto. Uno dei consigli più diffusi, dai libri al web, è quello di esporre i bambini agli alimenti non graditi, perché solo così torneranno a familiarizzare con loro e pian piano, di conseguenza, accetteranno anche di consumarli. Ma se nel frattempo li scartano o non li mangiano che si fa? Quante portate dobbiamo cucinare? Una per l’esposizione e una per l’effettivo consumo? Inoltre, l’idea di faticare doppiamente in cucina e per di più sprecare il cibo non è così allettante.

Mangiare insieme: una pratica positiva

Cosa possiamo fare quindi? Mangiare insieme e mettere in tavola il cibo da condividere non sarà la soluzione magica, ma di certo può avere numerosi risvolti positivi. Vediamoli insieme, per poi passare a degli esempi pratici da adeguare alle necessità di ogni famiglia.

I benefici del mangiare insieme

Perché mangiare insieme e condividere lo stesso cibo? Questa pratica può avere una certa utilità già dal periodo dello svezzamento, in quanto i bambini sono spesso attirati dalle azioni dei genitori. Osservare le figure di riferimento a tavola e volerle imitare può rappresentare una spinta verso la manipolazione del cibo. Inoltre la presenza dei genitori agisce da intrattenimento per i bambini che spesso si spazientiscono sul seggiolone, mentre il contesto di condivisione dell’attività li aiuta a restare seduti per il tempo del pasto (tempo comunque ragionevole per l’età di riferimento, non ore).

Approccio meno controllante

Senza voler generalizzare l’andamento del pasto, che è unico in ogni famiglia, possiamo dire che un genitore principalmente intento a imboccare tenderà a focalizzare tutta la sua attenzione sul cibo assunto dai bambini; se lo stesso genitore sta a tavola a consumare il suo piatto, mentre i bambini sperimentano o vengono aiutati con il cucchiaino, tenderà ad avere un atteggiamento, almeno all’apparenza, meno controllante.

Ostacoli e soluzioni per i pasti famigliari

Non possiamo negare che oltre a tutti questi aspetti positivi ci siano anche diversi ostacoli nell’organizzazione dei pasti famigliari, che spesso rendono impossibile per alcune famiglie consumare insieme la maggior parte dei pasti. In questi casi può essere utile comunque condividere quel che si può, ad esempio la colazione, la merenda del pomeriggio oppure i pasti del weekend.

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Mangiare insieme dopo lo svezzamento

Man mano che i bambini crescono e i loro orari si avvicino a quelli degli adulti, diventa sempre più facile cenare insieme e solitamente questa età coincide con il periodo dei primi rifiuti. Quindi come sfruttare i pasti insieme per esporre i bambini agli alimenti scartati e non più apprezzati?

Offrire diverse portate

Quando sono ancora piccolini, diciamo tra i 2 e i 4 anni, possiamo offrire le diverse portate che abbiamo preparato per la famiglia in contemporanea, tutte nello stesso piatto. Possono essere utili quei piatti a compartimenti separati, ma vanno benissimo anche dei semplici piatti piani. Potrebbe essere un piatto unico e un contorno, serviti uno da una parte e uno dall’altra del piatto, oppure un secondo con contorno e delle fettine di pane.

Ancora meglio se tra queste portate che offriamo nello stesso piatto c’è qualcosa di gradito o di ben conosciuto. Sfruttiamo quindi i piatti preferiti e affianchiamoli a qualcosa di non gradito, non per ingannare i bambini ma lasciargli un po’ di libertà di azione sul pasto. Saranno liberi di mangiare ciò che piace e provare o scartare ciò che non li convince. E quello stesso cibo che i bambini si trovano nei piatti è anche quello presente in tavola e nei piatti dei genitori, che avranno così l’opportunità di agire come modello per il comportamento dei bambini.

Evitare l’effetto “muro”

Se presentiamo nel piatto solo una preparazione che non piace, sarà più probabile l’effetto “muro”, l’allontanamento del piatto e magari un “io questo non lo mangio!” urlato a gran voce. Se invece è presente nel piatto un alimento “amico”, ad esempio le polpette con a fianco gli spinaci e il pane, la reazione potrebbe essere “io però gli spinaci non li voglio!”. In quel caso possiamo assecondare la loro richiesta, loro si sentiranno compresi e accettati, ma almeno l’esposizione c’è stata. Se questa viene riproposta nel tempo, può essere (con molta pazienza e senza fretta) che arriverà anche l’assaggio degli spinaci.

Il buon esempio a tavola

Non è così scontato che i bambini accettino di buon grado nel piatto gli alimenti non graditi. Per questo motivo, anche disporre gli alimenti in mezzo al tavolo può rappresentare un buon compromesso. Prepariamo ad esempio un risotto e un contorno, oppure del pesce al forno con patate e verdure, o una frittata con pane e pomodori, e disponiamo tutto in mezzo al tavolo sin dall’inizio del pasto. In questo modo i genitori possono riempirsi i piatti e mettere nel piatto dei bambini solo ciò che effettivamente accettano, mantenendo una piccola esposizione del cibo presente sulla tavola.

Autonomia dai 3-4 anni

Dai 3-4 anni possiamo anche invitare i bambini a servirsi da sé, scegliendo quanto cibo mettersi nel piatto. In base al temperamento dei bambini e al clima durante il pasto, si può decidere di impostare alcune regole semplici ma chiare per una maggiore serenità a tavola, ad esempio: la regola è che i bambini devono mettere un po’ di tutto nel piatto, ma al tempo stesso non sono obbligati ad assaggiare, possono anche scartare.

Creare una routine serena

L’idea di base, comune ai vari suggerimenti visti in precedenza, è di creare una routine di regole condivise, chiare, consolidate nel tempo, che non siano troppo stringenti e che mantengano disteso il momento del pasto. Tutti questi esempi pratici funzionano particolarmente bene se riusciamo a mangiare insieme, in modo da concentrare la fatica su un solo pasto da preparare, uguale per tutti. Può quindi rappresentare una soluzione comoda e sostenibile, oltre che utile per esporre ai bambini a corrette abitudini alimentari e a una dieta varia. Tenendo però a mente che non esistono soluzioni sempre vincenti e adeguate a ogni situazione, ma che è importante adattare i suggerimenti ai bambini, alle loro inclinazioni e alle necessità organizzative di tutta la famiglia.

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Francesca Ghelfi, Nutrizionista