Secondo le ultime Linee Guida dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e del Ministero della Salute l’introduzione degli alimenti nella dieta del bebè deve avvenire, rispetto al passato, nei termini di una maggiore flessibilità e di un maggior rispetto della cultura sociale ed etnica della famiglia d’origine. Rimangono ferme alcune tappe: svezzamento al sesto mese idealmente, comunque non prima del quarto mese compiuto, e importanza dell’allattamento esclusivo per i primi mesi di vita.

Ne abbiamo parlato con il prof. Carlo Agostoni, medico pediatra, Direttore della UOC Pediatria a Media Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico-Università degli Studi di Milano e Professore Ordinario di Pediatria Generale e Specialistica presso l’Università degli Studi di Milano.

Come sottolinea il prof. Agostoni “il divezzamento è un tema tanto dibattuto quanto sconosciuto, forse, azzarda qualcuno, perché non c’è niente da conoscere. Nei millenni, quando il latte materno non bastava più, tutto era buono pur di sopravvivere, al caldo e al freddo, in Scandinavia o in Africa equatoriale. Quindi, come aveva genialmente sottolineato anche Lebenthal, uno dei primi gastroentereologi studiosi del periodo, le situazioni di stress che si succedevano mentre si introducevano nuovi alimenti creavano quelle condizioni di adattamento necessarie a digerire e assorbire tutto”.

Successivamente ci sono stati i cambiamenti sociali, le popolazioni sono diventate stanziali, sono avvenuti scambi culturali e sociali fra le diverse etnie, fino ad arrivare all’allattamento artificiale e alla comparsa delle allergie: “Come dicono alcune studiose sostenitrici del Nord-Europa – sottolinea il prof. Agostoni – all’aumentare del numero e delle pagine dei manuali di puericultura, è corrisposta una diminuzione dell’allattamento al seno”.

Perché svezziamo il nostro bebè?

A partire dal 1995 mi è capitato di revisionare testi dell’OMS, così come dell’ESPGHAN (European Society for Pediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition),  dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e del Ministero della Salute. Ogni tentativo di sistematizzare la materia non rende ragione della sua ricchezza, proprio perché, allo stato delle attuali conoscenze, non è sistematizzabile.

A mio parere le finalità del divezzamento sono educativa immediata (ossia per aiutare a rispettare il senso di sazietà), educativa a lungo termine (costruire le buone abitudini, come mangiare le giuste porzioni quotidiane di frutta e verdura), educativa sui genitori che non devono forzare il proprio bambino nell’approccio al cibo.

 Svezzamento: quando si introducono gli alimenti solidi? L’introduzione varia a seconda che il bambino sia allattato al seno o no?

Come dicono anche le Linee guida dell’OMS si deve cominciare al sesto mese compiuto, o comunque non prima del quarto mese se necessario. Non ci sono differenze fra i bambini allattati al seno e quelli allattati artificialmente per l’inizio dello svezzamento.

Il Ministero della Salute afferma che “l’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti nella fase dello svezzamento non riveste più l’importanza che un tempo gli veniva attribuita”.Cosa devo/posso proporre al mio bambino quindi?

Il Ministero non fa altro che tradurre quello che dicono le istituzioni scientifiche, in pratica il calendario nella progressiva introduzione degli alimenti solidi viene a mancare, non ci sono alimenti assolutamente vietati o con i quali cominciare: si tratta semplicemente di rispettare criteri di flessibilità e buon senso, creando le basi di corrette abitudini alimentari.

Che cosa è assolutamente vietato fino ai 12 mesi e successivamente comunque va utilizzato con moderazione?

A questo punto potremmo dire che è vietato vietare, al più ci sono alimenti fortemente sconsigliati: il sale e gli zuccheri semplici (anche il miele), per non creare cattive abitudini al salato e dolce, e il latte vaccino.

L’OMS consiglia di prolungare il più possibile l’allattamento al seno, perché?

Il latte materno essendo specie specifico ha proprietà nutrizionali uniche che non sono paragonabili a nessun altro alimento, tanto che non è da escludere che possa modulare infezioni e reazioni agli alimenti fino a quando la mamma continua ad allattare il proprio bambino.

Ricordiamo che l’OMS si rivolge a tutto il mondo e ha un ruolo nel controllo delle nascite nei paesi più popolosi e poveri, dove il latte materno assume un’importanza e un ruolo ancora più importante dove le condizioni economiche e assistenziali non sono certo paragonabili a quelle presenti nei paesi più ricchi.

Secondo gli ultimi studi in letteratura l’introduzione precoce di cibi allergizzanti riduce possibili manifestazioni allergiche, cosa consiglia?

Non esiste una regola a favore o tantomeno contraria ai vari alimenti progressivamente introdotti, questo però non toglie che se un genitore si sente psicologicamente più tranquillo con un divezzamento tradizionale, a base di pappe e minestrine, non possa farlo. Basta convincersi che è una questione di psicologia e tradizione, non di scienza.

Svezzamento o autosvezzamento?

Ci sono vantaggi e svantaggi nell’autosvezzamento, probabilmente i pediatri che lo consigliano e i bambini che lo praticano sono pronti, non però tutti i genitori.

C’è una correlazione fra l’eccesso di proteine, anche durante lo svezzamento, e l’incidenza sempre maggiore di sovrappeso infantile?

Una ricerca europea multicentrica ha evidenziato una correlazione tra l’assunzione di quantità elevate di proteine e adiposità a sei anni ma nei pazienti maggiormente in sovrappeso. Se ne è discusso parecchio, ma ci sono sicuramente anche altri fattori ancora non noti da valutare in futuro, quali il bilancio tra introduzione di calorie e spesa energetica