In occasione della Settimana dell’Allattamento al senoLiving Suavinex Milano ospiterà un ciclo di incontri con i professionisti con un duplice obiettivo: indirizzare la neo mamma ad un allattamento sostenibile e favorire la crescita culturale in tutte le tipologie di famiglia contemporanea su un tema estremamente attuale. Questo articolo è un contributo della dottoressa ostetrica Maria Chiara Alvisi, che presso il centro si occupa dei corsi degli incontri di supporto all’allattamento, di rieducazione del pavimento pelvico, dei corsi di accompagnamento alla nascita e postparto. 

Allattare al seno oggi

Allattare un bambino al seno non è riempire il suo stomaco di latte.

Non è passare un nutrimento da un corpo all’altro.

Non è qualcosa di comodo, pratico e sostenibile per la famiglia e per l’ambiente.

È una relazione d’amore.

Come ogni relazione è unica, irripetibile, con le sue storie, i suoi tempi, le sua fatiche e le sue bellezze.

Allattare un bambino al seno era l’unico modo che la Natura potesse prevedere per tenere mamma e bambino insieme, come nella pancia, ancora per molti mesi anche fuori.

Quando una mamma attacca il suo bambino al suo seno quel bambino torna nel grembo dove ha preso forma, torna ad essere un tutt’uno con la sua genitrice.

Protetto in un abbraccio che rassicura, contiene e non disperde.

In un’esperienza ripetuta, tante e tante più volte, così da scriversi nel suo io più profondo. Quello che la scienza chiama cervello arcaico. Dove si registrano le esperienze primarie che facciamo, positive e negative, a formare quel substrato su cui costruiremo tutte le successive esperienze razionali lungo il corso di una vita.

Allattare un bambino al seno chiede fiducia

In quella mamma e nel suo bambino. Nelle competenze di una donna che sa, osserva, ascolta e risponde nel linguaggio più antico del mondo. In quel bambino che, fin dai primi vagiti al mondo, è già in grado di trovare da solo la strada per calmarsi, tranquillizzarsi, nutrirsi e ritornare a gustare quella pienezza di cui era parte pochi minuti prima.

Allattare al seno chiede fiducia in chi circonda la diade mamma-bambino.

L’allattamento è nemico di voci indiscrete, di paragoni, orologi, consigli non necessari, bilance e numeri.

Va invece molto d’accordo con la calma, la lentezza, il sussurro, le carezze, la pace dentro e fuori, il tempo dell’amore.

Allattare al seno chiede che ci sia vicino una mano che aiuta, un orecchio che ascolta, uno spazio comodo, sereno, rassicurante.

È un momento magico. Ogni volta.

E quando non lo è dobbiamo chiederci “Cosa manca?”. Perché l’esperienza del latte, dell’incontro, degli sguardi è uno dei momenti base che costruisce la relazione della mamma con il suo bambino, e la relazione del bambino con il mondo che conoscerà.

Quando è dolore o fatica chiede di cambiare qualcosa.

E sull’allattamento tutto è possibile (o quasi).

Ci sono mamme che dopo mesi abbandonano il biberon e i suoi calcoli.

Ci sono mamme che adottano un bambino che non hanno partorito e lo nutrono al seno.

Ci sono mamme che conoscono da subito un latte abbondante e profumato.

Ci sono mamme che arrivano a saziare il proprio bambino lentamente e con il tempo.

Ognuno con la sua storia, ognuno con i suoi tempi, ognuno con le sue motivazioni.

Ma tutte, in diversi modi, con un sostegno vero, pratico, quotidiano, fatto di attenzioni e parole dette con tenerezza e rispetto.