Il bilinguismo per noi è stata una scelta quasi obbligata: io sono italiana e mio marito colombiano.

Abbiamo deciso fin da subito che la nostra bambina sarebbe stata bilingue: anzitutto per un fatto di necessità, per poter comunicare con metà dei nostri familiari; in secondo luogo, ma non meno importante, per un fatto di arricchimento culturale, in cui credo profondamente.

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Già incinta della mia Sissi ho cominciato a documentarmi su come potessi rendere la mia bambina bilingue.

Ho consultato vari siti italiani e stranieri sul bilinguismo: in realtà ne ho trovati molti più stranieri che italiani, in particolare inglesi; poi ho consultato anche vari forum e acquistato vari libri.

Fra le varie tecniche che ho trovato nella mia “investigazione” sul bilinguismo, ne ho individuate due principali: la prima prevede che ogni genitore parli la propria madre lingua, mentre la seconda consiste nel parlare una lingua in casa e lasciare l’altra per le relazioni e le conversazioni fuori. Noi abbiamo deciso di applicare il primo metodo che probabilmente è più indicato quando i due genitori parlano due lingue diverse come nel nostro caso.

Il secondo metodo mi sembra più indicato nel caso in cui la famiglia risieda in un paese diverso da quello di origine, ma entrambi i genitori parlano la stessa lingua. Conosco molte famiglie che sperimentano questo metodo: ad esempio, degli amici che risiedono a Miami  parlano italiano in casa e in famiglia; mentre fuori dalle mura domestiche e a scuola loro e i loro bambini parlano inglese.

La mia esperienza è dunque cominciata appena è nata Sissi: abbiamo deciso subito di parlare ciascuno la propria lingua, mio marito spagnolo ed io italiano.

Onestamente qualche dubbio inizialmente c’era perché in alcuni forum avevo letto che i bambini fanno un po’ confusione e quindi iniziano a parlare correttamente più tardi.

Personalmente posso affermare che non è vero: dopo tre anni e due mesi, la mia bambina parla correttamente l’italiano e comincia a parlare correttamente anche lo spagnolo.

Ovviamente c’è una lingua preponderante che nel nostro caso è l’italiano perché siamo immersi in un ambiente in cui si parla questa lingua, ma nonostante ciò la mia bambina comprende perfettamente lo spagnolo e negli ultimi mesi sta cominciando a parlarlo molto di più.

Ha cominciato a pronunciare le prime parole attorno ai 10 mesi e da quel momento tutto il linguaggio si è evoluto in una maniera piuttosto rapida e normale.

Sicuramente nello sviluppo del linguaggio sono stati molto importanti i libri: amo leggere e fin da subito ho cercato di trasmettere questa passione anche alla mia bambina leggendole molti libri, in italiano.

Che evoluzione ha avuto il bilinguismo nel tempo per la mia bambina? A mio avviso è aperta all’apprendimento delle lingue e vede normale che un concetto possa essere espresso in più lingue. Adesso che guarda la televisione ed i cartoni animati, come Peppa Pig e Dora in cui ci sono parole inglesi, mostra molta curiosità, fino al punto di domandare come un determinato oggetto o colore si dica in inglese e impararlo!

Il bilinguismo non è un ostacolo per i nostri bambini ma è sicuramente un valore aggiunto sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista dell’apertura mentale. Non parlo solo dal punto di vista della propensione al viaggio o alla buona disposizione e apertura verso altre culture, parlo anche apertura mentale intesa come problem solving.

La pediatra mi ha spiegato (e l’ho letto un po’ ovunque nelle mie indagini) che la doppia lingua per il bambino inizialmente è un problema che il bambino deve imparare a fronteggiare fin da subito (nel nostro caso dal momento in cui aperto gli occhi per la prima volta): questo attiva delle connessioni neurali che altrimenti non si formerebbero nemmeno.

E se mio marito non fosse stato straniero? Onestamente ammetto che molto probabilmente non avrei intrapreso la strada del bilinguismo, ma sicuramente avrei cercato di iscrivere la mia Sissi ad un corso di lingua per bambini.