“Il massaggio è un gioco, un modo per stare assieme che fa bene al bambino ma anche ai genitori: il suo modo di reagire, di rispondere alle nostre carezze ci aiuta a comprenderlo e a comprenderci meglio”.
Gabriella Danielli definisce così il massaggio infantile. Danielli è infermiera, esperta insegnante A.I.M.I., responsabile per anni in consultori in Brianza, una sorta di Mary Poppins per le mamme, capace di fornire consigli e allontanare paure e ansie.
1) Che cos’è il baby massaggio e come è nato?
Attraverso il massaggio infantile si rafforza la relazione tra genitori e figli. L’approccio è nato in America: nel 1973 la nostra fondatrice, Vimala McClure, lavorò in India in un orfanotrofio, lì ebbe l’opportunità di osservare i massaggi tradizionali indiani.
Tornata negli Stati Uniti, nel 1976 ebbe il suo primo bambino: riscontrò direttamente i benefici e perfezionò la sequenza dei massaggi, combinando il massaggio indiano con quello svedese e con elementi di riflessologia, infine aggiunse dei piccoli “tocchi dolci” ispirati allo yoga.
Vimala McClure modulava il massaggio in base alle risposte che riceveva dal suo piccolo: si trattava di un massaggio in cui il bambino era attivo. La ‘lettura dei segnali’ è fondamentale: ogni genitore è il migliore esperto per il proprio bambino, in grado di comprendere le sue risposte.
2) Chi fa il massaggio?
Solo mamma e papà, perché non si tratta di apprendere una tecnica ma di affinare un modello di profonda comunicazione con il proprio bambino.
In casi eccezionali, come bimbi rimasti orfani o quelli inseriti in un percorso di affido/adozione,o per forzata assenza dei genitori, sarà quello che noi chiamiamo il ‘caregiver’ a massaggiare il piccolo, proprio per facilitare questi genitori speciali nella conoscenza del loro bimbo. Nel caso di gemelli si preferisce sempre che siano i genitori a massaggiare, in caso di assenza del papà una nonna/tata accudirà il bimbo che non viene massaggiato: a casa poi la mamma e il papà si alterneranno in questa esperienza, simile a una danza.
3) Come avviene il massaggio?
Il massaggio inizia con i genitori seduti in cerchio, a terra, su un tappetone, con davanti il loro bimbo appoggiato su comodi cuscini. L’insegnante mostra ai genitori le sequenze del massaggio utilizzando un bambolotto e non toccando mai direttamente i bimbi, nel rispetto dell’importante legame che si sta creando.
Uno degli step più importanti è il rituale del ‘chiedere permesso’.
I genitori si bagnano le mani con olio di mandorla (spremuto a freddo e non profumato, perché vogliamo che il bimbo riconosca l’odore della mamma e del papà). Quindi strofinano le mani di fronte al volto del bambino, che così imparerà a riconoscere questo gesto come inizio del massaggio e infine, guardandolo negli occhi, gli si chiede il permesso di massaggiarlo. Nell’ottica della lettura dei segnali, un bimbo anche molto piccolo ha mille modi per mostrare se vuole essere massaggiato o se preferisce smettere.
4) Qual è il momento ideale per il massaggio?
Durante il corso, insegniamo ai genitori gli “Stati Comportamentali di Brazelton”, pediatra neonatologo americano, in particolare uno di questi che si chiama ‘veglia attiva’. È un momento in cui il neonato non deve rispondere a nessun bisogno interno: non ha fame, sonno o freddo, ed è quindi completamente proiettato verso l’esterno, ha gli occhi aperti ed è pronto a entrare in relazione con la mamma e il papà.
Questo è il momento ideale per massaggiarlo. Tuttavia, ogni genitore ha le sue modalità: ci sono altri momenti propizi e si può massaggiarlo anche in quelli. Gli unici due in cui sconsigliamo di farlo sono: durante il sonno, per proteggere questo momento di importante ricarica; e mentre piange, perché il pianto va accolto come forma di comunicazione. Non ci sono particolari controindicazioni al massaggio, tranne forse in caso di febbre, perché essendo vascolarizzante, il massaggio rischia di farla aumentare.