Ci siamo, è arrivata la Festa del Papà. Non so voi, ma io ogni anno che passa mi convinco che questa festa stia diventando molto più rilevante. No, non parlo di pubblicità, di marketing. Parlo della rilevanza dei nuovi padri nella società, della loro presenza in famiglia e con i bambini.

E allora voglio dedicare questo post a loro, ai nuovi padri, e raccontarli dal mio punto di vista molto privilegiato.

Padri high care

In una società che ancora riversa tutti gli incarichi di cura alle donne, dai neonati agli anziani, si stanno facendo strada dei papà diversi da quelli che abbiamo avuto noi. Dei papà che vivono attivamente la gravidanza, quasi invidiando il rapporto tra mamma e bambino. Padri presenti alle visite, alle ecografie, anche ai semplici prelievi per le analisi, che si informano, che osservano quella pancia crescere e che addirittura giocano con il nascituro (se siete futuri papà provate a parlare e toccare il piccolo attraverso il pancione, potrebbe “rispondervi”, a mio marito è successo ed è stato bellissimo).

Poi il piccolo nasce e loro sono lì, magari in sala parto a “spingere” insieme alla mamma, ad incoraggiarla, ad affrontare una cosa enorme sforzandosi di immedesimarsi come mai era avvenuto prima. E ancora arriva il puerpuerio e se i papà non possono oggettivamente allattare al seno, allora si occupano di cambi, passeggiate, addormentamenti e tutto quanto serve a sollevare la mamma provata da parto e allattamento.

I nuovi padri ci sono da subito, i nuovi figli di notte chiamano indifferentemente mamma o papà perché sanno che riceveranno coccole e attenzioni diverse ma equivalenti.

C’è ancora tanta strada da fare, ma a me la direzione sembra quella giusta.

Padri e congedi parentali

La paternità obbligatoria esiste in Italia, ma dura soltanto un giorno. Un giorno solo di paternità per godersi un evento che rivoluziona la vita. Banalmente per i lutti vengono riconosciuti più giorni di astensione.

I papà che voglio esserci in ospedale, al rientro a casa, nelle prime settimane di vita insieme, devono sperare di avere ferie a sufficienza e un datore di lavoro comprensivo. In caso contrario perderanno tutti quei momenti, come è sempre stato. Ecco sulla paternità obbligatoria io vedo una discriminazione nei confronti degli uomini e guardando il mondo con gli occhi di mio marito e di molti amici, la cosa mi rattrista tanto.

Al termine della maternità obbligatoria c’è però l’opportunità di condividere il congedo parentale con la mamma. Possono restare a casa o l’uno o l’altra, anche a periodi alterni, e i papà non sono costretti a farsi raccontare tutti i progressi del piccolo. Sono scelte. Noi l’abbiamo fatto con il primo figlio (all’epoca eravamo entrambi dipendenti) ed è stata un’esperienza bellissima per tutti, per il bimbo innanzitutto.

Auguri ai papà

Concludo con un augurio: che le istituzioni riconsiderino la paternità obbligatoria concedendo più giorni ai neopapà per conoscere la propria creatura.

E poi devo fare gli auguri ai due padri della mia vita.

Prima di tutto al mio papà, funzionario di banca in pensione, che all’apice della carriera dedicava il sabato solo a noi (mamma al sabato lavorava). Un papà degli anni ottanta che un giorno a settimana faceva tutto da solo, ci faceva fare colazione, ci vestiva e ci portava a spasso. Quei sabati sono uno dei ricordi più cari che ho della mia infanzia.

E poi faccio gli auguri al padre dei miei figli. Lui, orfano di padre da troppo tempo, contribuisce quotidianamente a disinnescare gli stereotipi e a prendersi cura dei nostri bambini. Lui che ogni tanto mi sembra la versione estesa di mio padre al sabato. Lui che quando sono via per lavoro per qualche giorno, non ha bisogno di alcun aiuto per gestire i piccoli. Un papà che se vede la mamma molto stanca, porta i bambini a spasso e le concede di rifiatare.

Auguri papà e che il prossimo anno sia migliore di quello appena passato!