Avete appena scoperto che avrete un bambino e già le vostre menti sognano il suo futuro: una famiglia, una carriera, il successo in un campo o in un altro. È naturale, è umano, lo facciamo tutti. Poi il piccolo viene al mondo e iniziamo a creare vere e proprie aspettative nei suoi confronti, spesso caricandolo oltre il possibile di responsabilità non richieste. Chi non commette degli errori?

LEGGI ANCHE: Le prime volta da ricordare del tuo bambino

Non sono una psicologa e credo che ognuno di noi avrebbe bisogno di qualche seduta per sciogliere i propri nodi interiori, ma in questa sede vorrei dare qualche spunto di riflessione più in qualità di ex bambina che di mamma.

Quello che avreste voluto diventare voi

Se siete tra i 30 e i 40 anni, come me, sicuramente ci saranno delle cose della vostra vita che non sono andate come vi aspettavate voi o la vostra famiglia. Io ne ho una lista enorme, ad esempio.

Probabilmente per attitudini o necessità avete rinunciato a cose anche importantissime per voi.

Io ad esempio ho rinunciato alla danza e al canto, per questioni di opportunità.

E qui scatta la prima molla delle aspettative che si riversano sui bambini. È chiaro che a me piacerebbe tantissimo che i miei figli, o almeno uno di loro, studiassero danza. Proietto su di loro i miei sogni infranti e in qualche modo li condiziono: mio figlio di 5 anni infatti segue un corso di danza classica, come lo seguivo io alla sua età. Ma questo potrebbe essere un piccolo allarme.

E se lui ad un certo punto non volesse più studiare danza e lo facesse soltanto per non farmi dispiacere? Io da bambina l’ho fatto col pianoforte: mi faceva schifo ma non lo dicevo apertamente.

Ricordatevi di quand’eravate bambini

È un esercizio che tutti noi dovremmo fare tutti i giorni, per tutto quello che riguarda i nosti figli. Cercare noi stessi da bambini e ricordarci cosa provavamo nei confronti delle aspettative dei nostri genitori. Sicuramente c’erano delle aspettative che coincidevano, per me erano quelle legate alla danza e alla scuola.

Mi faceva piacere ballare e mi faceva piacere fare i compiti e prendere bei voti e poi i complimenti di mamma e papà. Ma come detto sopra il pianoforte non mi piaceva affatto, non ero assolutamente portata (l’ho scoperto poi, frequentando il conservatorio e confrontandomi con talento e passione veri dei miei compagni di scuola).

Oggi però mi piacerebbe che i miei bambini studiassero musica, spero allora di incontrare dei maestri che mi aiutino a capire se c’è qualcosa su cui lavorare o se questo porterà soltanto una perdita di tempo e soldi e frustrazioni per tutti.

Insomma cerchiamo di metterci nei loro panni tralasciando un attimo quello che piacerebbe a noi.

Osservateli e sperimentate con loro

Per fortuna viviamo in un’epoca di abbondanza di offerta formativa e culturale. Soltanto ritornando alla mia amata danza possiamo trovare innumerevoli scuole, discipline e anche metodi di insegnamento diversi.

E allora il consiglio che prima di tutto rivoglo a me stessa è quello di osservare i bambini, chiedere loro come vanno le cose e proporre delle alternative.

Ad esempio io sono una persona molto portata per la musica, non per il pianoforte. Ogni tanto mi domando se con un insegnante diverso o uno strumento diverso (probabilmente la mia voce, visto che da adulta son tornata a studiare musica cantando) magari me la sarei cavata meglio e oggi suonerei o canterei ancora.

Insomma non viviamo come una sconfitta l’abbandono di una particolare disciplina o di un determinato percorso. Guidiamoli ma cerchiamo di lasciare loro un minimo di spazio di manovra, potremmo scoprire aspettative che neanche immaginavamo!

E voi, cosa vi aspettate dai vostri figli?