Un legame equilibrato con il proprio bambino. Tema difficilissimo per una mamma. Mi domando spesso se sto facendo le cose giuste oppure se sto sbagliando tutto. Probabilmente metto in atto comportamenti corretti e faccio degli errori enormi. La verità è che possiamo soltanto tentare di fare del nostro meglio, altra cosa che mi ripeto spesso.

Ecco le mie personalissime linee guida, ovviamente condivise con il socio, il papà dei miei bambini.

Esserci ma con discrezione

Il bambino deve sapere che noi, mamma e papà, ci siamo sempre per lui. Ma tra questo e l’essere soffocanti il passo è breve. Mi impegno molto, spesso contenendo l’istinto, a non intervenire ad esempio nelle dispute tra bambini ai giardinetti. Il mio bambino sa che la mamma è lì, che lui non è solo ad affrontare le prime difficoltà, ma sa anche che fino ad un certo punto può cavarsela senza l'”aiuto da casa”. Per me un legame equilibrato è quello in cui ad un certo punto il piccolo sa che lui e la mamma sono due persone ben distinte, che la mamma c’è ma non si vede.

Spazi di libertà

Ci sono dei momenti, nella crescita di un bambino, in cui il piccolo ci chiede di fare qualcosa da solo: mangiare, bere, vestirsi, lavarsi, mettere e togliere le scarpe, e così via a seconda delle fasi della crescita.

Sono momenti difficilissimi più per noi genitori che per i bambini, che hanno il desiderio della scoperta dalla loro. E allora quando mio figlio mi dice “mamma, non ti preoccupare, aspetta fuori col fratellino, vado io a comprare il pane!”, io divento una poltiglia di orgoglio, speranza e timori.

Giorni fa voleva comprare da solo la focaccia, ma il bancone era troppo alto e c’era troppa confusione. Il mio bambino di 5 anni è uscito dal negozio piangendo di frustrazione perché non ce l’aveva fatta. Io gli ho detto che ero comunque orgogliosa di lui perché ho visto quanto ci avesse provato. Allora lui ha tirato su con il naso, è rientrato, ha aggirato il bancone e finalmente si è fatto servire; e in pochi minuti siamo diventati un po’ più grandi: lui ed io.

Farsi sempre delle domande

Questa cosa la sto facendo per me o per il mio bimbo? È una domanda che cerco di farmi spessissimo quando capita qualcosa che potrebbe minare l’indipendenza dei miei bambini.

Sto desiderando di proteggerli o semplicemente che restino per sempre piccoli così come sono?

Sono troppo presente o troppo poco?

Ecco secondo me farsi queste e altre domande è un buon metodo per tentare di correggee il tiro.

Sperare

Il mio bambino più grande ha soltanto cinque anni e mezzo, il piccolo ne ha due di anni, e quindi non posso sapere se i miei comportamenti e quelli del mio compagno saranno un successo o un fallimento, o entrambe le cose.

Quindi l’unica cosa che posso fare, oggi, è cercare di dar loro il massimo e sperare.