La conciliazione famiglia-lavoro è per me un chiodo fisso. È diventato il mio obiettivo primario subito dopo la nascita del primo figlio. Allora ero una lovaratrice dipendente e la maternità obbligatoria terminava al terzo mese di vita del piccolo, dopodiché attinsi alla maternità facoltativa con stipendio ridotto e dopo ancora mi licenziai per iniziare la mia avventura da lavoratrice autonoma, ma questa è un’altra storia.
Non voglio certo consigliare alle mamme di mollare tutto e avviare un’attività in proprio, è una decisione troppo importante e personale, ma mi piacerebbe suggerire qualche accorgimento per lavorare e vivere più serenamente la maternità. Lavoriamo con quello che c’è, insomma.

Condivisione

Ovvero: i figli si fanno in due. Purtroppo la paternità obbligatoria è ancora di un solo giorno nel nostro Paese, ma è possibile per i papà condividere il periodo di astensione facoltativa con le mamme. Insomma mamma può tornare al lavoro e papà può restare a casa con il piccolo, magari con l’aiuto di un tiralatte.
Al di là dei periodi di astensione dal lavoro, la mamma per tornare serenamente alla sua attività lavorativa ha bisogno di una rete di supporto e secondo me il primo nodo, quello più importante, è il papà. Un papà high care che gestisce autonomamente uno o più figli, dal cambio del pannolino all’abbigliamento all’altimentazione, è la persona migliore a cui affidare i propri bambini.
Ricordo il mio rientro al lavoro: fu assolutamente naturale lasciare il piccolo a casa con suo padre, nessun senso di colpa. E per il papà fu un’esperienza meravigliosa.

Pianificazione

La famiglia, quando cresce, diventa una sorta di azienda da gestire, con la mamma che deve fare da amministratore delegato o, se il papà è molto partecipe, da consigliere di amministrazione. C’è da prendere una serie di decisioni quotidiane insomma.
Per poter vivere il più serenamente possibile la giornata è vietato navigare a vista. Bisogna avere ben chiaro tutto quello che accadrà ed essere anche preparati per gli imprevisti.
Parlo di spostamenti, attività scolastiche ed extrascolastiche, programmazione dei pasti ed eventuali malattie. Nella mia famiglia lavoriamo su turni, come fossimo in fabbrica. Io e il mio compagno ci occupiamo a turno dei bambini, in modo da dare all’altro il tempo per rifiatare o dedicarsi a se stesso e alle proprie attività.
Cerchiamo poi di definire il menu settimanale quando facciamo la spesa e abbiamo un asso nella manica per i momenti critici: la collezione completa dei volantini per la consegna di cibo a domicilio.

Soddisfazione

Una mamma che lavora per vivere felice deve sentirsi soddisfatta. Se facciamo il lavoro che ci piace, per il quale abbiamo studiato, che è proprio la nostra passione, porteremo a casa questo senso di appagamento e ne gioveranno anche i nostri bambini.
Questo è un punto fondamentale su cui una mamma dovrebbe lavorare. Come detto sopra, non sto consigliando di mollare tutto e aprire un chiringuito alle Maldive, ma di impegnarsi per rendere il proprio lavoro gradevole e soddisfacente.