Svezzamento e Alimentazione Complementare: la guida completa
Con il termine divezzamento (più propriamente “avvio dell’alimentazione complementare”) si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e poi solida, caratterizzata dalla progressiva introduzione dei cosiddetti alimenti complementari, cioè alimenti atti ad integrare il latte.
Svezzamento: alimentazione complementare e importanza della base latte (materno/artificiale)
Questo passaggio deve avvenire nel momento in cui l’alimentazione lattea, da sola, non è più sufficiente a soddisfare le richieste nutrizionali del lattante, soprattutto per quanto riguarda l’apporto di energia, proteine, ferro, zinco e vitamine.
Il termine svezzamento significa letteralmente perdere il vezzo, un difetto o una cattiva abitudine.
Nel nostro caso, si tratta di far perdere progressivamente al bambino il “vizio” di succhiare, compensandolo sempre più con cibi solidi che vanno ad aggiungersi (e non a sostituirsi) al latte, materno o formulato, che resta l’alimento principale almeno fino all’anno di vita.
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Solo latte per i primi 6 mesi di vita
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno come unica alimentazione per i primi 6 mesi di vita per una crescita e sviluppo ottimali e l’introduzione di alimenti diversi dal latte solo successivamente.
Alimentazione complementare: integrazione al latte dopo i 6 mesi
Dopo i 6 mesi si raccomanda di iniziare ad introdurre alimenti solidi ad integrazione del latte, visto che progressivamente il latte diventa insufficiente a soddisfare le richieste fisiologiche di macro e micronutrienti del bambino in crescita, soprattutto per quanto riguarda l’apporto di energia, proteine, ferro e alcune vitamine liposolubili come la vitamina A.
Risulta appropriato parlare di alimentazione complementare per indicare tutti gli alimenti liquidi, semisolidi e solidi diversi dal latte materno e dai suoi sostituti.
Quando svezzare i bambini? Le fasi più importanti
Svezzamento: quando il bambino è pronto per le pappe?
I segnali più evidenti sono i seguenti.
- La capacità di stare seduto e tenere dritta la testa.
- La coordinazione occhi-mano-bocca.
- L’interesse verso alimenti diversi dal latte.
- La capacità di deglutizione degli alimenti: il bambino perde il riflesso di estrusione, che consiste nel rifiutare il cucchiaino e sputarne il contenuto, tipico dei primi mesi di vita.
Alimentazione complementare: da cosa e come partire
L’alimentazione complementare inizia con qualche assaggio, piccoli bocconi o cucchiaini di pappa.
Si parte dal pasto più comodo per i genitori: pranzo o cena è indifferente. L’ideale per il bambino sarebbe condividere il pasto con entrambi i genitori: un momento di unità della famiglia ed una situazione facilitante per lui che vede in azione mamma e papà. Col tempo, poi, si proporranno al bambino gli stessi cibi che mangiano i genitori.
Più attenzione alla qualità che alla quantità degli alimenti
Lo stomaco di un bambino è ovviamente piccolo e potrà accogliere minuscole quantità di cibo.
Esistono delle tabelle di grammature per la prima fascia d’età, ma non dimentichiamo che il bambino ha una grande capacità di autoregolarsi.
Più della quantità, occorre badare alla scelta dei cibi, che sia ottimale e segua la piramide alimentare mediterranea.
La gestione dell’acqua
I quantitativi d’acqua indicati dai LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia della Società di Nutrizione Umana) ci indicano che il fabbisogno di acqua dei bambini è di:
- 6-12 mesi, 800 ml al giorno
- 1-3 anni, 1.200 ml al giorno
Questi valori possono variare con la temperatura dell’ambiente, la mobilità del bambino, l’eventuale febbre o presenza di disturbi gastro-enterici, come vomito e diarrea.
Quando iniziare a dare l’acqua al neonato
L’acqua si inizia a proporre al bambino con i primi alimenti solidi e le prime pappe. È la bevanda principale per i bambini, che all’inizio non la apprezzeranno perché è insapore. È comunque necessario associarla almeno ai pasti.
Non dimentichiamo che nell’alimentazione complementare è ancora presente il latte, che è composto per l’80% da acqua, per cui i bambini si idratano assumendolo.
Consistenza e dimensioni del cibo
Dai 6 ai 12 mesi è importante iniziare a modificare gradualmente la consistenza dei cibi che deve rispettare la capacità di deglutizione e di masticazione del bambino. Occorre quindi:
- passare dal piatto unico alla separazione tra primo, secondo piatto e verdura, proponendo inoltre formati diversi di pasta e aumentandone progressivamente la dimensione;
- introdurre gradualmente alimenti a pezzetti, evitando il taglio a rondella, ma utilizzare un taglio a spicchi o a striscioline;
- non superare il diametro di un dito, ossia circa un centimetro;
- evitare le consistenze dure, tipiche di caramelle, confetti, frutta a guscio; nonché la consistenza appiccicosa, come quella di gnocchi, caramelle gommose, formaggio fuso.
Svezzamento: alimenti da evitare fino all’anno di vita H2
Sale e dado: occorre limitarne l’utilizzo. Una precoce ed eccessiva esposizione al sodio porta più facilmente all’ipertensione e alle malattie cardiovascolari.
Zucchero: come per il sale, è un alimento che è bene limitare perché favorisce il diabete in età adulta. Lo zucchero si trova in tantissime preparazioni confezionate che non ne indicano la presenza in modo esplicito.
Latte vaccino: non viene raccomandato nel primo anno di vita per il suo contenuto proteico elevato. Il bambino fino ad un anno dovrebbe assumere latte materno o artificiale, che è specificatamente bilanciato dal punto di vista proteico. Una piccola quantità di latte vaccino è comunque accettabile nelle varie preparazioni.
Miele: alimento assolutamente vietato al di sotto dei 12 mesi per il rischio di botulino. Questo divieto riguarda qualsiasi tipo di miele, sia nella forma artigianale sia in quella industriale. Non bisogna usarlo neppure nei prodotti cotti, né ricorrere al ciuccio intinto nel miele per tranquillizzare il bambino.
Funghi: da evitare fino ai 12 anni del bambino, sia per i funghi raccolti che per quelli coltivati. Oltre al rischio tossicologico, occorre tenere presente che il bambino non ha ancora un sistema enzimatico ben formato.
Cibi “spazzatura”: sono sconsigliati perché molto salati e zuccherati, oltre ad avere un alto contenuto di grassi saturi.
Svezzamento a Alimentazione Complementare: best practices
All’inizio dell’Alimentazione Complementare il bambino sporca tutto: dal vestitino alla tovaglia e butta cibo ovunque. Ricordarsi che è solo una fase transitoria.
Vuole mangiare da solo?
Si tratta di una conquista molto importante dal punto di vista neurologico.
Se un bambino non è ammalato e rifiuta il cibo, lo fa per due motivi:
- Perché non gradisce il sapore.
- Perché non ha fame.
In entrambi i casi, è meglio non insistere, e neppure offrire un’alternativa. In questa fase, occorre avere molta pazienza.
Si può comunque riproporre quel cibo successivamente, magari preparato diversamente.
In tutti i casi, un bambino che cresce regolarmente è in grado di scegliere “quanto” mangiare. I genitori devono piuttosto preoccuparsi di proporre al bambino scelte nutrizionali corrette: ad esempio, gli alimenti compresi nella dieta mediterranea che garantiscono condizioni ottimali di sviluppo.
Fonti: