Questo è un post difficile, uno di quelli da cuore di mamma a cuore di mamma. Perché ritornare al lavoro dopo mesi passati con il piccolo è una cosa complessa e va gestita nel migliore dei modi e le modalità per gestirla sono tantissime.

Diverse sono anche le emozioni che affollano mente e cuore di una mamma: il senso di colpa dovuto al distacco (in alcuni casi dopo pochissimi mesi), il desiderio di ritrovare se stessa nella propria professionalità, l’ansia per la sistemazione trovata per gli equilibri familiari.

Ho pensato alle mie due esperienze, diversissime, di maternità e ritorno al lavoro, ho pensato anche a quelle delle donne che conosco e stimo, e ho fatto l’elenco degli approcci possibili (o almeno a me noti).

Il bambino ha anche un padre!

E qui parlo del mio rientro al lavoro dopo la prima maternità. Noi abbiamo optato per una soluzione “in house” fino all’inserimento al nido, quando il piccolo ha compiuto il primo anno di età. E allora io sono rientrata al lavoro quando il mio bimbo aveva quattro mesi e mezzo e il suo papà ha preso il congedo parentale per un paio di mesi (dopo siamo diventati entrambi autonomi, ma questa è un’altra storia).

Questa soluzione mi ha aiutata a ricominciare senza quasi guardarmi indietro. Il piccolo era con suo padre e io ero tranquilla. Se potete farlo ve lo consiglio vivamente, stare con il papà è un’esperienza bellissima per il piccolo e crea un legame speciale.

Posticipare, posticipare, posticipare

Se non ve la sentite di rientrare al lavoro e di lasciare il piccolo a nonni-tata-asilo, non fatelo. Non fatelo finché potete. Sfruttate tutto il tempo che la legge vi concede: maternità obbligatoria e congedo parentale, se è economicamente sostenibile per la vostra famiglia anche l’aspettativa.

Se invece il rientro è inevitabile per mille motivi, cercate con la vostra azienda soluzioni soft che vi consentano di vivere serenamente il distacco e dunque anche il rientro. Part-time, telelavoro, una soluzione cuscinetto in un coworking, sono solo alcune delle alternative possibili da proporre ai datori di lavoro più illuminati.

Rivoglio la mia vita!

L’ho pensato più volte con primo figlio e lo penso spesso adesso che ho di nuovo un bimbo piccolo in casa e i ritmi della mia vita sono scanditi a suon di pappe e pannolini. Dico spesso che mi son sentita finalmente mamma soltanto quando ho ripreso a lavorare e immagino che molte donne provino la stessa sensazione.

In questo caso bisognerà attivarsi nel tetris di incastri tra padri-nonni-tate-asili, magari scegliendo una sola delle soluzioni possibili oppure combinandole tutte, dipende dal lavoro che si fa e dalle risorse che si hanno a disposizione. L’importante è il risultato: una mamma serena, anche se super impegnata, è sempre il massimo per il suo bimbo.

Sicura di voler rientrare?

E se durante la maternità avete avuto un’idea per avviare un’attività professionale o imprenditoriale? Sicure di voler riprendere il vecchio lavoro?

È capitato a me e a molte altre donne di avere finalmente la forza e il coraggio di avviare un’attività in proprio subito dopo la maternità. Succede sempre più spesso e non solo come risposta alla crisi.

Diventare mamme ci trasforma. Immagino che un po’ tutte, uscite dalla sala parto, abbiamo pensato “Ok, adesso potrei anche lanciarmi con l’elastico da un ponte!”. Ecco c’è chi lo fa, si lancia, ma per lavoro. Sia ben chiaro, mettersi in proprio non vuol dire poter dedicare tutta la giornata al piccolo, non stiamo parlando di un hobby da fare nei ritagli di tempo. Ma potrebbe essere l’opportunità di conciliare nel migliore dei modi possibili (e qui chiudo come ho aperto il post) la propria vita privata e le ambizioni lavorative.