Sono Michela, due figli piccoli e un passato da studentessa di pianoforte prima e da contralto in un coro polifonico poi. Insomma la musica, quella da studiare meglio e più di qualsiasi altra materia, ha fatto parte della mia vita da quando avevo circa 5 anni: non sapevo leggere un libro ma leggevo già le note. Poi mi sono laureata in economia ma non tutte le ciambelle riescono col buco.
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Il tema però lo conosco bene: l’educazione musicale. Un tema molto importante per genitori e figli, che a mio avviso va affrontato nel migliore dei modi per scoprire le attitudini dei bimbi e per “allenarli” al bello che accarezza il nostro e il loro udito.
E allora come e quando avviciniamo i nostri piccoli alla musica?
Dal pancione ai primissimi anni
Si dice che far ascoltare Mozart al feto, renderà il nascituro più intelligente. Quel che è certo è che il piccolo riconoscerà, una volta venuto alla luce, le note che ascoltava nel grembo materno.
La musica deve accompagnare i piccoli durante la gestazione e nei primi mesi/anni di vita, i bimbi sono delle spugne, assorbono le informazioni in qualsiasi forma le proporremo loro e hanno addirittura dei gusti già nella culla o ancora prima. Il mio primo bimbo, dal pancione, sembrava gradire particolarmente il raggae, adesso che ha quattro anni sembra interessato al folk italiano.
Noi semplicemente ascoltiamo in casa moltissima musica, di generi diversi e osserviamo le reazioni dei bimbi e se mostrano interesse, raccontiamo loro chi suona e approfondiamo un po’. Proprio qualche ora fa abbiamo proposto loro l’ultimo disco dei Queen: un successone!
Metodi consolidati
Dai giochi ai diversi metodi per avvicinare i piccoli alla musica, mamma e papà hanno l’imbarazzo della scelta se decidono di orientare le attività dei pargoli proprio verso questa nobile arte.
In particolare citiamo:
- Metodo Gordon, il più famoso (almeno tra i genitori che frequento io), che propone piccoli brani fin dalla nascita, per poi seguire lo sviluppo del bambino;
- Sistema Yamaha di educazione musicale, dai 3 ai 15 anni, punta sulla creazione di componimenti direttamente da parte dei piccoli;
- Metodo Orff, si parte dai sei anni e il focus è il ritmo.
Una buona scuola di musica
Una volta avviati i bambini alla musica, potremmo scoprire che i nostri figli sono interessati ad approfondire lo studio di un particolare strumento musicale. In quel caso la via è una e una sola: la scuola di musica con maestri diplomati al conservatorio. L’approfondimento richiede studio e impegno quotidiano, quindi la scelta di andare avanti per questa strada va fatta tutti insieme, spiegando bene al bambino che lo strumento diventerà un compagno di vita e non bisognerà trascurarlo.
Un consiglio da ex bimba che studiava pianoforte: ogni tanto verificate che l’interesse per la musica sia ancora vivo nei vostri bambini, perché potrebbero anche seguire le lezioni soltanto per non deludere mamma e papà. E in questo la scelta di una buona scuola, un buon maestro, può essere molto importante per evitare che il bimbo si stufi anzitempo e per mantenere viva la passione, fondamentale per chi dovrà esercitarsi con archetto o tastiera ogni giorno.
La scelta: il conservatorio
Ho fatto anche quello: per qualche anno ho frequentato il conservatorio. È un passo davvero impotantissimo e avviene quasi da adolescenti, dopo anni di studio in scuole private. Il conservatorio è proprio una cosa seria, è come frequentare l’università ma da giovanissimi. Ci sono molte prove da superare, a partire da quella di ingresso e quindi sarà nuovamente una scelta importante da affrontare in famiglia.
E il vostro bambino ha già sviluppato un buon orecchio musicale? Preferisce il rock o la musica classica? raccontatecelo nei commenti 🙂