Il ruolo del papà in puerperio

Sappiamo che proprio in questi giorni di quarantena, ci sono mamme e papà che stanno affrontando il rientro a casa con il bambino dopo il parto: abbiamo voluto approfondire l’argomento con la Dottoressa Ostetrica Roberta Carbonaroper dare un supporto ai neogenitori anche in questo momento storico unico e per molti versi complesso.

Ti invitiamo comunque a consultare sempre il tuo medico per un parere specifico sulla tua salute, su quella del tuo bambino e su quella dei tuoi cari.

Il puerperio, quel periodo sacro, che l’isolamento dato dalla pandemia del coronavirus ci sta facendo riscoprire: tornati a casa con un neonato, ecco la trasformazione da coppia a famiglia. Si esce di casa in due e si torna in tre (o più, in caso di gemelli) ed è questo il momento dove si realizza che gli equilibri sono cambiati e questo cambiamento necessita di tempo e di adattamento.

Ed in un periodo storico come questo dove viviamo lontani dai nostri cari, dove non possiamo contare sul sostegno di nonne e zie abbiamo bisogno, ancora di più, del sostegno dei papà!

Il ritorno a casa dopo la nascita del bambino: qual è il ruolo del papà?

Soprattutto nei primi tempi il papà può sentirsi escluso e talvolta addirittura geloso delle attenzioni e delle cure che la compagna ha nei confronti del nuovo bimbo, sentendosi anche inadeguato nel prendersi cura del figlio. Anche se mamma e bebè sono il centro dell’attenzione per tutto il periodo della gravidanza e del puerperio, non meno importanti sono gli stati d’animo, le paure e le gioie dei neo papà.

Per quanto il papà possa avere la sensazione che la mamma voglia controllare da sola la situazione e non lasci spazio ad altri pareri, suggerimenti e ipotesi nella cura del bambino, in realtà lei apprezzerà tantissimo ogni sforzo fatto per rendere più semplice la vita a lei e al piccolo.

La capacità di intendere il ruolo del papà è mutato di molto negli ultimi decenni: la stragrande maggioranza dei padri, circa il 91% ,ha preso parte alla nascita, Il 78% era presente durante tutto il tempo nella sala parto.

I padri, che assistono alla nascita del loro primo figlio descrivono l’esperienza della nascita come positiva in tutti i casi, e le madri vivono la presenza del padre come prevalentemente di supporto.

Due esperienze di genitorialità diversi

Gli uomini hanno un inizio alla genitorialità diverso rispetto alle madri: il loro corpo non si modifica, non sentono scalciare dentro di sé il proprio figlio e quindi l‘attaccamento al bambino si sviluppa in altri modi.

I padri hanno un aspetto diverso, hanno un odore diverso, parlano in modo diverso, cullano i loro bambini in modo diverso, li fasciano e si prendono cura di loro in modo diverso, li nutrono e giocano in modo diverso: tutta questa varietà di esperienze sensoriali e fisiche tra mamma e papà fa davvero bene al piccolo.

Lo psicologo dello sviluppo Jean Le Camus ha studiato come funzionano queste differenze e ci indica che il bambino impara a parlare più facilmente e meglio quando anche il padre, oltre alla madre, si rivolge spesso a lui. Come mai? Sembra che spesso il partner maschile tenda a rivolgersi al bambino con frasi più brevi e accattivanti.

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Piccoli momenti da vivere con il papà

Quindi care mamme, lasciate fare anche ai papà, fidatevi di loro! Date loro la possibilità di esplorare, conoscere e tessere una relazione con vostro figlio.

Permettetegli anche di sperimentare: ad esempio costruite per loro dei momenti di tranquillità, accompagnati magari da un sottofondo leggero. Avete ad esempio mai penati all’uso del suono rosa? Si tratta di tutti quegli stimoli sonori leggeri che somigliano molto al rumore della pioggia ed hanno un potere rilassante e calmante, che in alcuni momenti potrebbe tornare utile.

O ancora potete invitare il papà a provare l’esperienza del massaggio neonatale: che permetterà di trovare altri canali di comunicazione emotiva basati sul tatto e sul contatto.

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L’importanza del puerperio ai tempi del Coronavirus

Il tempo del puerperio nell’antichità era considerato un tempo sacro: un tempo di recupero per la donna, di ambientazione in una nuova dimensione, di grande fatica fisica ed emotiva nell’accudire in maniera totalizzante un piccolino dipendente da lei. Il sapere femminile era ben conscio di questo.

Per questo motivo dopo la nascita di un bambino intorno alla madre si creava un cerchio di donne, zie, sorelle, nonne, levatrice, più o meno esperte di gestione casalinga, di accudimento dei neonati, e di cura. Così la donna per i primi giorni non veniva mai lasciata sola.

L’attuale periodo storico, a causa della pandemia del Covid-19, sta  costringendo le nuove coppie a vivere questa “quarantena del puerperio” come tempo di ripresa, di connessione nei nuovi ruoli genitoriali, di adattamento a nuovi ritmi e priorità. Tempo per assaporare le nuove emozioni della maternità e paternità, senza l’intrusione di consigli, molte volte non richiesti, o non esatti. Tutto ciò richiede però anche uno sforzo: destrutturare il puerperio e rimodularlo potendo contare solo sulle forze ed energie di entrambi i genitori.

Accogliete le vostre emozioni, parlatene tra di voi, e citando D. Willis, autore di molti testi pedagogici, “non esistono genitori perfetti e non esistono bambini perfetti. Ma ci sono un sacco di momenti perfetti lungo la strada”.

Quando si riduce al silenzio il rumore di fondo di cultura e consigli, quando ti concedi di ascoltare il tuo intuito da genitore, allora ti accorgi che hai già tutte le risposte.

Auguro a tutti i neo genitori di fare sapiente uso di questo periodo, che sappiano godere di ogni coccola del partner, di ogni “grazie” e di ogni abbraccio dato, di ogni sguardo di supporto, che sappiano essere l’uno il sostegno dell’altro in quei momenti di sconforto e profonda stanchezza.

Auguro a tutti una buona vita, piena di sorrisi. Nonostante il Coronavirus, la vita va avanti.

 

Dott.ssa Roberta Carbonaro, Ostetrica

Sono ostetrica da Marzo 2019 e sono una libera professionista, per scelta e mamma di Raffaele.  Mi occupo della donna a tutto tondo, affiancandola, sostenendola in scelte informate e consapevoli riguardo gravidanza, travaglio, parto, allattamento, pavimento pelvico, sessualità. Mi piace definirmi ostetrica di famiglia, come colei che sta accanto alla donna ma che supporta e rende partecipe anche il partner ed eventuali altri figli.
L’ostetrica non è fare, ma dare ed essere con la donna