Al termine di una gravidanza, il parto, temuto quanto desiderato, è uno dei momenti più determinanti nella vita di una madre. È un’esperienza diversa per ogni donna. Per questo motivo, sarebbe interessante bandire il termine “normale” per definire come può procedere.

I primi sintomi del parto

I sintomi del travaglio possono iniziare settimane prima che il bambino nasca. I più comuni sono l’aumento delle perdite vaginali o la perdita (totale o progressiva) del tappo mucoso che ci farà intuire che la fine della gravidanza è arrivata. Da quel momento verranno avviate le fasi del parto che culmineranno con la nascita del bambino. Sapere quali sono queste fasi darà tranquillità alla madre e alla coppia.

Le fasi del parto

La durata del parto è variabile da una donna all’altra, e anche se la prima fase può essere più lunga, si ne possono distinguere tra fasi chiare:

Primo stadio: dilatazione del collo uterino.

Durante la prima fase la cervice inizia la sua dilatazione. A volte la donna la percepisce a malapena e non ci sono contrazioni. Può estendersi per diversi giorni o, al contrario, accadere in poche ore. A partire dai 4 centimetri di dilatazione, il travaglio entra nella fase attiva. Le contrazioni aumentano gradualmente per frequenza e intensità. È comune sentire dolore lombare, nell’addome e provare un intenso disagio simile al ciclo mestruale. Quando inizi a notare che le contrazioni aumentano di intensità e frequenza, è ora di andare all’ospedale. È normale espellere le secrezioni vaginali o anche il sangue. Non aver paura, sarà il tappo mucoso se non l’hai ancora espulso.

Questo è anche il momento migliore per somministrare l’anestesia epidurale, se hai scelto questa opzione.

E raggiungiamo la fase di transizione, dove la dilatazione raggiunge 8-10 centimetri. Le contrazioni saranno molto intense, più lunghe e ogni pochi minuti.

Secondo stadio: nascita.

La cervice sarà completamente dilatata e avrai desiderio di spingere. Fidati dei professionisti che ti assistono, ti guideranno e ti aiuteranno. È una fase di durata variabile, può essere di pochi minuti o anche di un paio d’ore.

Terza fase: espulsione della placenta.

Con il tuo bambino già in braccio, verrà il momento di espellere la placenta. Potrebbe richiedere fino a mezz’ora. Potresti sentire un leggero bisogno di spingere di nuovo. Oppure il medico o l’ostetrica possono aiutare con un leggero massaggio nella zona inferiore dell’addome. È importante rispettare i tempi di ogni donna. Ma se dopo 30 minuti la placenta non viene espulsa, deve essere rimossa per evitare un’emorragia postpartum.

E ora inizia l’avventura dei genitori!