Se sei mamma quell’odioso, strisciante, senso di inadeguatezza ti accompagna dal momento in cui hai guardato il test ed era positivo. “Oddio, ma quanti pannolini si cambiano in un giorno?” mi chiedevo verso il termine della mia prima gravidanza. Oppure “ma come faccio ad attraversare la strada col passeggino, dovrò affiancarlo?”. Per non parlare del terrore dei danni psicologici che potresti causare al pargolo.

LEGGI ANCHE: Mamme sempre: cosa vuol dire essere una mamma full time

Ho deciso quindi di guardarmi dentro, di osservare le mie “colleghe” e di fare una lista di domande che prima o poi ci passano per la testa oppure, peggio, ci fanno gli altri. Domande che in un attimo fanno sprofondare la mamma nel senso di inadeguatezza che è sempre lì in agguato.

Lo allatto troppo o troppo poco?

L’allattamento è il padre di tutti i quesiti a seguire. Se ne sente di ogni in giro e da qualche anno sui social. E tra fondamentaliste dell’allattamento e promotrici del biberon, c’è un mare di mamme spaventate e insicure che temono di procurare enormi danni fisici e psicologici ai loro bambini se non allattano affatto oppure allattano troppo a lungo. Non se ne esce.

Deve fare da solo o devo aiutarlo?

Autonomia oppure no? Anche in questo caso due schieramenti in campo nel derby della maternità, dal cosleeping fino alla maggiore età alla cameretta in fondo al corridoio a destra dal primo vagito e guai a correre se piange. E in mezzo il mondo di mamme che fanno quel che sentono, che fanno come possono, che fanno in modo diverso da un figlio all’altro, che un metodo può funzionare con uno e non con l’altro. Scelte autonome.

Lo sto svezzando nel modo giusto?

Autosvezzamento o omogeneizzati? Ancora una contrapposizione con tanto di studi clinici che dicono tutto e il contrario di tutto, come nei due casi sopra. Qui intervengo io. Il primo figlio non ha quasi mangiato le pappe, gli omogeneizzati li avrò presi un paio di volte, e a 9 mesi si pappava gli spaghetti con le vongole. Il secondo, 13 mesi nel momento in cui scrivo, se non è un bel pappone non mangia, non ne vuole sapere di sperimentare e soprattutto masticare. Alla fine decidono loro.

Ha la febbre, pediatra o pronto soccorso?

Il mondo è bello perché è vario. Tra la minimizzatrice e l’allarmista per fortuna io mi sono ritrovata un marito che ha deciso di mettersi in ascolto dei bambini. È quasi sempre lui a capire se stanno male e quanto sono gravi, vero è che i loro problemi respiratori sono competenza del suo DNA. Ma mi sono sentita parecchio inadeguata quando il piccolo è finito in rianimazione e io solo poche ore prima ero ancora convinta si trattasse di raffreddore. Ad intuito.

Come lo vesto?

Fashionissimo o sbrindellato? Sono troppo bellini con i vestini tutti nuovi e dai colori sgargianti, con quel paio di jeans che c’hai speso un patrimonio e lo indosseranno due, se va bene tre volte. Ma poi hanno quella fissa di stare sempre per terra, ovunque, come se fossero in costante training in un reparto speciale della marina. Un dilemma ancora irrisolto.

Ci sono troppo o troppo poco?

Dalle mamme full time a quelle in perenne acrobazia lavoro-bambini-casa. E se ci sei sempre poi non si abituano agli altri e se non ci sei mai, perché non ci sei mai? Questo è un altro di quei conflitti prima di tutto interiori ma che poi sfociano nella solita guerriglia tra metodi e scelte personali tra amiche e sui social. Si fa quel che si può e si vuole.

Capisco sempre qual è il problema?

Un po’ come per i malanni, l’istinto materno (ammesso che esista) può fare cilecca. Può capitare che la maestra ti dica che c’è un problema di cui tu non ti sei resa conto, e che quel problema ci sia davvero. Un incubo per una mamma, ma per un genitore in generale. Difficile darsi pace.

Ma come mai stanotte non mi sono svegliata?

Qui faccio coming out, e non ne esco troppo bene. A meno che i miei bimbi non piangano a squarciagola faccio fatica a sentirli di notte. Sarà che sono troppo stanca e dormo come un sasso, sarà che mi affido al loro papà che invece si sveglia anche quando nell’altra stanza si rigirano nel letto. Ma al mattino dopo non è mai una bella sensazione non averli sentiti. Stanca o snaturata?

Ho preso tutto prima di uscire di casa?

Invidio le mamme che girano per la città, col “bagaglio leggero”. Io sono la “mamma-trasloco”, devo portarmi dietro tutta la casa e l’eventuale cambio di stagione prima di uscire. E ovviamente al bisogno quel che serve magicamente manca. Legge di Murphy.

Lascio abbastanza spazio al papà?

Io sì, da quel che si legge sopra. Se non ci fosse saremmo nei guai. Ma in tante si pongono questo problema. Sono i papà a non essere presenti oppure siamo noi che non gli lasciamo spazio? Occorre indagare.

Conclusione

Non so se ti sei mai fatta queste domande o alcune di esse. Sono certa però che quella sensazione è sempre lì con te, che quel “potrei fare di meglio” risuona forte nella tua testa. Ecco se quel pensiero è lì, stai già facendo del tuo meglio, che fare la mamma non è una scienza esatta.