Una relazione unica e speciale, pelle contro pelle, ma anche una priorità di salute pubblica, un diritto nella Convenzione dei diritti per l’Infanzia e persino una campagna ministeriale Mamma che latte!: parliamo di allattamento materno con Chiara Losa, infermiera pediatrica presso l’Ospedale milanese Buzzi, consulente professionale per l’allattamento IBCLC, facilitatore per i corsi Unicef, formatrice per il Breastfeeding Network di Milano e mamma di 3 bambini.

Allattamento materno : quali i vantaggi per la mamma e il bambino?

Il latte di mamma è specie specifico, non è imitabile da nessun altro alimento, inoltre è dose-correlato, come dire che più a lungo si allatta, maggiori benefici si hanno. È prezioso perché contribuisce a proteggere il bambino da rischi di infezioni, otiti, diarrea, eczema, riduce il rischio di obesità in età prescolare.

L’Unicef (ma anche l’OMS) consiglia l’allattamento esclusivo da 0 a 6 mesi, complementare fino ai due anni e anche oltre se mamma e bambino lo desiderano.

Allattare ha indubbi vantaggi anche per la mamma: si perdono più facilmente i chili accumulati in gravidanza perché per produrre il latte si bruciano circa 500 calorie extra al giorno, riduce il rischio di anemia e soprattutto di tumore al seno e alle ovaie.

Infine il latte di mamma è a km zero, pronto all’uso ed economico, con un risparmio sia familiare sia sociale notevole, visto che riducendo il rischio di possibili infezioni e patologie nel bambino diminuiscono i costi sanitari anche per il sistema pubblico.

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Allattamento: chi ben comincia…

Subito dopo la nascita il bambino va tenuto “skin to skin” (ossia pelle contro pelle) con la mamma: si stabilisce così il primo “innamoramento” fra mamma e bambino, inoltre il piccolo si calma e si evita che disperda calore. Questo è un buon momento per cominciare la prima poppata: il neonato è difatti molto competente, in grado di fare una vera e propria arrampicata e cercare il seno della propria mamma (provate a guardare questo video), tanto che entro due ore dalla nascita si attacca e si avvia l’allattamento.

Successivamente il bambino viene tenuto vicino alla mamma (con il rooming in) così che i due imparino a conoscersi: è importante offrire il seno al proprio piccolo tutte le volte che mostra i primi segnali di fame, così da permettere al proprio corpo di produrre il latte necessario.

L’allattamento non è a richiesta o ad orari, ma è guidato dal bambino stesso: ci sono segnali specifici e precoci (il neonato si ciuccia le manine e le labbra, gira la testa…) ben prima del pianto. Un neonato sano si attaccherà da 7 a 12 volte al giorno, regolando lui stesso la poppata: la durata cambia da bambino a bambino, alcuni succhieranno per breve tempo altri faranno poppate in tempi più lunghi e le poppate non saranno uguali nell’arco della giornata.

Come superare le possibili difficoltà e quali posizioni assumere durante la poppata?

Prima di cominciare ad allattare è bene trovare una posizione che ci faccia stare comode e a nostro agio: durante la poppata dobbiamo sostenere la schiena del bambino, mentre la sua testa deve essere libera di muoversi reclinandola all’indietro. Un attacco al seno corretto è la prima condizione per poter avviare un buon allattamento, al contrario un attacco scorretto o una cattiva gestione dell’allattamento (poppate ad orari stabiliti poppate poco frequenti) possono portare a un inadeguato svuotamento del seno che in tempi più o meno brevi provoca una minor produzione di latte

Le posizioni possibili sono innumerevoli: a rugby (neonato sottobraccio), sdraiata su un fianco, biological nurturing (pelle contro pelle, semisdraiata) a culla, con il bambino sostenuto dal braccio.

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In sintesi?

Mento del bambino ben vicino al seno, naso libero, bocca ben aperta: prima il bimbo porterà in bocca una porzione di mammella nella zona dell’areola inferiore e per ultimo nella bocca entrerà il capezzolo. Le guance devono essere piene e rotonde mentre poppa. Un cosa che sottolineo sempre è che la mamma non deve sentire male o avere fastidio durante la poppata, la presenza di lesioni ai capezzoli è segnale di un attacco scorretto quindi se c’è qualcosa è bene far fare una buona valutazione della poppata a un consulente per l’allattamento.
Un bambino che mangia a sufficienza si scarica almeno 3 volte al giorno, due più abbondanti, le altre più leggere nel primo mese di vita, successivamente può essere che si scarichi anche una volta ogni due o tre giorni, bagnando però diversi pannolini di pipì.

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A chi rivolgersi in caso di bisogno?

Si trovano operatori formati sia in ospedale sia nei consultori, inoltre ci sono consulenti professionali in allattamento certificati IBCLC e associazioni di mamme peer-counsellor (come Mama Cafè o Leche League).
Sono convinta che l’assistenza debba essere sempre personalizzata, tenendo conto del macro e micro ambiente e soprattutto del fatto che ogni coppia “mamma e bambino” è unica e speciale, non confrontabile con altre esperienze.

La dieta della mamma che allatta: cosa sì, cosa no

Nessun alimento è controindicato, si suggerisce alla mamma una dieta equilibrata, sana, vicina alle proprie tradizioni gastronomiche: tanta frutta e verdura, pesce e frutta secca (per via degli Omega 3 contenuti) senza esagerare con il caffè (non più di 3 al giorno) ed evitando l’alcool.

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Latte materno: come si conserva?

Il  latte materno può essere conservato a temperatura ambiente tra 15 e 25 gradi per 8 ore e tra 25 e 37 gradi per 4 ore. Ricordate di riporlo in frigorifero (2-4°C) ponendolo nel retro e mai nello sportello. Va utilizzato preferibilmente entro 5 giorni, non vanno mai superati gli 8 giorni. Il latte inutilizzato può essere conservato per 2 settimane nel comparto del ghiaccio di un frigorifero, nel comparto congelatore di un frigorifero congelatore 3 mesi o per massimo 6 mesi in freezer, ricordando di aggiungere un’etichetta con la data di spremitura e di non riutilizzare quello avanzato una volta scongelato.